Sciopero generale e corteo nazionale: il conflitto è qui e ora!
L’ambizione che ci ha guidato nell’indire questa due giorni di mobilitazione politica e sociale è in effetti smisurata. Nel deserto della partecipazione politica, non abbiamo puntato sull'”evento” – parola quanto mai abusata e improduttiva – ma sulla costruzione di un momento di ricomposizione generale della mobilitazione contro il governo Renzi, la controriforma costituzionale e le politiche liberiste dell’Unione europea (tre “momenti” di una stessa lotta). Una due giorni che non ha l’obiettivo di (ri)aggregare atomi polverizzati di un “movimento” inesistente, ma che punta ad intercettare il malessere sociale diffuso ma senza rappresentazione politica se non quella ultra-alienata e regressiva delle destre e dei populismi anti-proletari. Come ogni scommessa, può fallire. Da queste parti non si è mai gridato al successo prima di vedere i risultati, e non ci si è mai sottratti alla critica e all’autocritica. Eppure andava e va tentata con ostinazione la strada di uscire dalle secche di un recinto politico degradante. La sinistra si è trasformata in una sorta di giardino zoologico, dove spettatori esterni osservano la vita in cattività di idee e personaggi in via d’estinzione. Non si lotterà contro l’estinzione replicando costantemente le ragioni che ci hanno portato alla sconfitta, reiterando il particolarismo sociale e il minoritarismo politico che da trent’anni certificano il marchio di fabbrica del reducismo movimentista. L’insieme di sigle, organizzazioni, collettivi e comitati che hanno dato vita alla mobilitazione nazionale di questo fine settimana rimangono insufficienti a rappresentare quel malessere sociale, a dargli vita, ricomponendolo attorno a “programmi minimi” in grado di rappresentarlo politicamente. Ne siamo coscienti. Eppure, anche in questo caso, il gioco è su questo campo, non su altri. Rifiutare questo campo significa abbonarsi alla sconfitta consolati dalla ragione di “essere nel giusto ma non essere capiti”. Ecco, noi non ci accontentiamo più di “essere nel giusto”, comprendere il presente senza possibilità di modificarlo. Provare in tutti i modi a cambiare rotta allo stato di cose presenti è l’unica strada dignitosa, al giorno d’oggi. Anche “sporcandoci”, perchè no. Questi due giorni segneranno l’autunno di lotte in questo paese. Se rimarranno “evento”, falliranno, a prescindere dai numeri. Se accenderanno una fase di mobilitazione, che passerà inevitabilmente per il 4 dicembre, allora avranno avuto un senso. L’unica strada è quella di tentare, a partire dallo sciopero generale di oggi, che si concluderà con il concerto della Banda Bassotti e degli Assalti Frontali a San Giovanni, e che proseguirà domani con il grande corteo nazionale contro Renzi e la Ue. Adelante!