Signor padrone, mi ricorderò di te…
Alcuni dati. In Italia il tasso di disoccupazione “ufficiale” sale al 8.5% ma ovviamente quello reale è ben più alto visto che l’ISTAT considera occupati anche i lavoratori impiegati per pochi giorni al mese. La disoccupazione giovanile, invece, è al 26.2%. Secondo il rapporto dell’Eurispes i salari italiani sono al 23° posto tra quelli dei paesi industrializzati e la busta paga media annua è di 14.700 euro. A detta di un altro istituto di ricerca, l’IRES CGIL, sarebbero almeno tre milioni i lavoratori che guadagnano meno di 600 euro al mese e altrettanti quelli che non arrivano a 1000 euro al mese. Per contro l’Agenzia delle Entrate ha reso noto che gli italiani che nel 2008 hanno dichiarato di guadagnare più di 150.000 euro all’anno sono appena 149.000, ovvero lo 0.3% dei circa 41 milioni di contribuenti. Poche cifre che spiegano chiaramente chi paga i conti dello Stato e chi sta pagando la crisi: i proletari, solo e soltanto i proletari. A fronte di questo oggi Guidalberto Guidi il presidente dell’ANIE, la federazione delle aziende elettroniche ed elettromeccaniche italiane, è arrivato a chiedere di lavorare 10 ore al giorno per uscire dalla crisi. Se ci fosse un premio per la migliore faccia come il culo certamente Guidi concorrerebbe al podio, già che c’era poteva proporre di infilare una bella scopa in culo agli operai cosi chè mentre camminano per gli stabilimenti spazzino pure per terra. Sai che risparmi sulle ditte di pulizia. Ovviamente il nostro capitano d’impresa finge di non capire il significato di crisi da sovrapproduzione e continua a spacciarci la morale del “rimbocchiamoci le maniche”, formuletta ipocrita di chi vorrebbe produrre sempre di più con sempre meno lavoratori, magari alzando i ritmi e pagandoli sempre meno, così da mantenere alti i tassi di profitto. Signor padrone, mi ricorderò di te…