4/3/1943
Per uno strano scherzo del destino Lucio Dalla è morto a ridosso del 4 marzo, che oltre ad essere la data del suo compleanno è anche una delle sue più belle canzoni. Quella che inizialmente avrebbe dovuto titolarsi “Gesubambino” ma che la censura della cattolicissima RAI costrinse a modificare, pena l’esclusione dal Festival di Sanremo del 71. E così “i ladri e le puttane” divennero “la gente del porto” e “giocava alla madonna” si trasformò in un più rassicurante “giocava a far la donna”. Confessiamo che eravamo molto indecisi se scrivere o meno questo post, e per due ordine di motivi. Il primo è che la produzione musicale di Dalla negli ultimi vent’anni faceva letteralmente schifo, ed è inutile girarci intorno. Il secondo è che come si conviene in questo assurdo Paese anche la morte di un cantante viene trasformata in un evento nazionalpopolare su cui fare business. Con l’immancabile corollario di programmi televisivi ad hoc, di “coccodrilli” ipocriti ed agiografici e di persone che si costringono a file di ore davanti alla camera mortuaria pur di “esserci” sperando in un’inquadratura o in un’intervista. Insomma, una sorta di Lady D in sedicesimi e in salsa bolognese. Tanto che oggi la FIAT ha perfino riproposto un vecchio spot della UNO con una sua canzone (il motore del 2000) pur di legare il suo marchio a questo clima di commozione condivisa. Però prima di questo c’è stato un Dalla che ha scritto e cantato pezzi bellissimi e indimenticabili ed è a quel Lucio Dalla che oggi rendiamo tributo. A quello che va da “Storie di casa mia” fino a “Viaggi organizzati”, passando per i due dischi omonimi e per “Com’è profondo il mare”. Quello che ha inciso canzoni che hanno segnato una stagione della storia italiana fino a diventarne colonna sonora. Come poi sia stato possibile nel giro di pochi anni trasformarsi da avanguardia musicale in un banale fenomeno commerciale è cosa difficile da spiegare. Così com’è difficile credere che chi ha scritto “Attenti al lupo” sia la stesso autore di “Anna e Marco”, e non un suo clone senza talento. Una crisi di creatività che però, per essere onesti, non ha investito solo Lucio Dalla ma ha coinvolto l’intera scuola cantautorale italiana e che, non a caso, ha coinciso con la fine di quell’effervescenza politica, sociale e culturale che per oltre un ventennio ha reso vivo questo Paese. Edward Weston una volta disse che gli artisti decodificano la realtà che li circonda e forse, visto che Paese di merda siamo diventati, sta proprio qui la spiegazione.
C’è guerra nei viali del centro,dove anche il vento è diverso,
son diversi gli odori per uno che viene da fuori, un grande striscione con uno scudo e una croce
e una stella cometa, la reclame di una dieta,
pistola alla mano la città si prepara a sommare il danaro,
a una giornata più amara.