Rispedito il divieto al mittente
A mente fredda proviamo a buttare giù alcune parziali riflessioni su quanto successo ieri a Piramide in occasione del corteo indetto dai Giovani Palestinesi. Cominciamo col dire che Il solo fatto di essere riusciti a scendere in piazza in diecimila, nonostante il divieto delle autorità, il blocco dei pullman, la pioggia battente e persino lo sciopero dei mezzi (straordinariamente indetto di sabato), rappresenta già una vittoria politica. Già solo questo sarebbe bastato a considerare un successo la manifestazione nazionale a un anno dal 7 ottobre palestinese. Con buona pace di chi ha scelto di sfilarsi, a partire dalla Comunità Palestinese di Roma che ha scelto di indire una piazza inutile per il 12 ottobre e altri pezzettini della cosiddetta sinistra più o meno radicale che dribblano costantemente ogni appuntamento di piazza contro il genocidio palestinese e che da 12 mesi a questa parte limitano la loro partecipazione all’emoticon della bandiera palestinese sui propri profili social.
La piazza era compatta, determinata e unita su posizioni chiare e questo ha contribuito a determinare che accadesse qualcosa in più. La piazza, chiusa e circondata da ogni lato dalle forze dell’ordine, dopo un paio di girotondi dell’unica aiuola presente, ha praticato la propria rabbia spontaneamente e nell’unica forma concreta in cui gli era possibile. Ossia provando a forzare un blocco per conquistarsi un corteo. E nel farlo ha resistito coraggiosamente per molti minuti alle manganellate, ai lacrimogeni e infine agli idranti della polizia. Questo è un fatto politico che va sottolineato: accettare passivamente di essere confinati dentro un’aiuola sarebbe stato un precedente pericoloso, un regalo alla controparte che non possiamo permetterci. La prossima volta ci penseranno due volte.
In piazza non c’erano quindi né buoni né cattivi. Così come non c’erano i black bloc infiltrati, i poliziotti provocatori, gli ultras fascisti con il tatuaggio “dux”. Chi ripropone, ogni volta, questa chiave di lettura: o non è in grado di “leggere” quello che accade nelle nostre piazze, o molto peggio, fa finta di niente pur di seguire i propri interessi di bottega. Prestando sì il fianco, in entrambe i casi, al nuovo decreto sicurezza e a chi già reclama a gran voce “pene severe” per i compagni e le compagne arrestate. A proposito, domani lunedì 7 ottobre ci sarà un presidio a Piazzale Clodio per chiedere la liberazione del compagno fermato. Provare quindi ad accollare quello che è successo agli infiltrati, a questa o a quell’altra organizzazione, ci pare un esercizio inutile oltre che sbirresco. Così come ci sembra inutile attardarsi dietro al perbenismo ipocrita di quei “sinceri democratici” che inorridiscono di fronte a un cartello stradale lanciato, ma poi plaudono alle proteste che incendiano le città del resto del mondo.
Abbiamo anche registrato una grave incapacità di molti “influencer” politici dei social di leggere ciò che accade in piazza. Il mondo fuori dallo schermo dello smartphone è un po’ più complesso e prima di prestare il fianco alla repressione dei compagni che erano in piazza bisognerebbe stare più attenti. Qualche anno di cortei, senza cellulare in tasca, potrebbe aiutare la comprensione di ciò che accade* e diminuire eccessi di mitomania*. Sempre rimanendo in argomento, l’unico infiltrato che abbiamo visto è stato proprio un influencer, il solito Cicalone, venuto a sciacallare là dove sente l’odore di views (e quindi di soldi) ed è stato giustamente contestato e allontanato dal corteo, così come dovrebbero fare i passeggeri della metropolitana ogni volta che la sua squadraccia entra nel vagone.
E’ anche importante che ci si ricordi sempre dell’umiltà. Prima di indicare presunti “falsi amici” delle lotte, è bene avere coscienza del proprio stato e del contributo che si sta portando. La lotta per la liberazione della Palestina dal giogo sionista è lunga e presenta innumerevoli punti di osservazione anche per chi ha scelto di fare la lotta di classe in Italia; sia mai che anche noi possiamo imparare qualcosa dalle lotte anticoloniali?
Infine pensiamo che il ritorno del conflitto di piazza, classicamente inteso, dopo qualche anno dalle ultime apparizioni romane, possa essere un’occasione di crescita per il giovane movimento proPal e che possa aprire una nuova fase, a Roma, dopo un anno di cortei pacifici e ripetuti che sono sfociati in una fase di stanca sul finire della scorsa stagione politica.
Martedì 8 ci sarà un nuovo corteo, alle 17, da metro Laurentina, contro il Cybertech Europe 2024, dove aziende israeliane attive nel cyberwarfare incontreranno Leonardo e altre aziende tech e belliche italiane, sotto il patrocinio del Governo, scambiandosi pareri a partire da quanto visto all’opera nell’ultimo anno tra rilevamenti dell’IA per decidere i bombardamenti a Gaza, alla strage dei cercapersone in Libano. Sarà un altro importante momento di mobilitazione cui aderire in massa.
Dal fiume al mare, Palestina libera.