achtung studenten
A una settimana dagli scontri di Piazza del Popolo non sembra placarsi il clamore suscitato dalla rivolta di migliaia di giovani e giovanissimi, un clamore che qualcuno adesso sembrerebbe voler addirittura soffocare col clangore dei cingoli. Basterebbe però quella espressione “intelligente” stampata in maniera indelebile sulla faccia di Gasparri a rassicurare un po’ tutti sulla consistenza di tali minacce e a dar conferma di quanto andava sostenendo Marx molti anni fa. Ossia che la storia se la prima volta si presenta sotto forma di tragedia, poi può anche tornare a ripetersi, ma lo farà inevitabilmente sotto le vesti di una farsa. Così come basterebbe ricordare ai vari La Russa, Mantovano e Cicchitto che in questi giorni hanno pontificato urbi et orbi sulla legalità, a questi signori ex-missini ex-piduisti (ma sempre ladri ) che tanto hanno a cuore le istituzioni repubblicane, che il loro pedigree è fatto di bombe, stragi, omicidi e terrorismo. Quanto al ministro Maroni che si e lamentato delle “scarcerazioni” facili, forse solo un omonimo di quel dirigente leghista che nel 1996 aveva tentato di mordere un poliziotto durante una perquisizione della sede della Lega, che dire? Evidentemente dev’essersi già scordato che non più di qualche mese fa il suo presidente del consiglio ha alzato la cornetta per chiamare il Questore di Milano e chiedergli di rilasciare una minorenne arrestata per furto. E allora basterebbe rispondergli che nella repubblica del bunga bunga per par condicio dovremmo avere quantomeno tutti il diritto ad essere trattati come le nipoti di Mubarak, e non solo le sue lolite. Insomma basterebbero un minimo di buon senso e di memoria storica a smontare la canea mediatica strumentalmente sollevata dalla maggioranza di governo, ma sinceramente ci sembra un esercizio inutile e tutto sommato anche sbagliato. Perchè quello che è successo martedì scorso noi non vogliamo nè negarlo nè tantomeno nasconderlo, ma anzi ne rivendichiamo pubblicamente la legittimità. Ribellarsi è giusto, diceva qualcuno. E la ribellione, anche se non è una rivoluzione, comunque non è un pranzo di gala.