consigli (o sconsigli) per gli acquisti
E’ possibile recensire un libro leggendone soltanto l’introduzione? Normalmente saremmo portati a rispondere di no, ma il lavoro di Vladimiro Giacchè è la classica eccezione che conferma la regola. Anche perchè l’introduzione è sua ma il resto del libro sono degli scritti scelti di Marx sulla crisi e la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto. Pagine su cui pensiamo di poter esprimere tranquillamente un giudizio a priori senza alcun timore di essere smentiti. E’ sull’introduzione, dunque, che concentriamo le nostre osservazioni anche perchè, a nostro modesto parere, questa da sola varrebbe di per sé l’acquisto del libro. Raramente infatti ci è capitato di vedere spiegate in maniera tanto lineare, chiara e comprensibile le teorie marxiane sul modo di produzione capitalistico e le leggi intrinseche che lo determinano. Un tono “divulgativo” che nulla concede, però, alla semplificazione spicciola ma che anzi segue attentamente tutte le articolazioni del lavoro di Marx ed Engels. Ma soprattutto pagine in cui si ribadisce in maniera incontrovertibile, per tornare alla stretta attualità, come la crisi economica che stiamo vivendo sia una crisi strutturale, legata alla sovrapproduzione di merci e capitali, e non certo dovuta alla speculazione di qualche squalo della finanza. Per dirla con Marx: la speculazione di solito si presenta nei periodi in cui la sovrapproduzione è in pieno corso. Essa offre alla sovrapproduzione momentanei canali di sbocco, e proprio per questo accelera lo scoppio della crisi e ne aumenta la virulenza. La crisi stessa scoppia dapprima nel campo della speculazione e solo successivamente passa a quello della produzione. Non la sovrapproduzione, ma la sovraspeculazione, che a sua volta è solo un sintomo della sovrapproduzione, appare perciò agli occhi dell’osservatore superficiale come causa della crisi. Giacchè, con Marx, spiega anche come la crisi sia insita nel modo di produzione capitalistico. Come questa rappresenti il momento in cui si manifestano le contraddizioni del capitalismo e i limiti allo sviluppo del capitale che sono connaturati al capitale stesso. Ancora Marx: il vero limite del capitale è il capitale stesso, è il fatto che il capitale e la sua autovalorizzazione appaiono come punto di partenza e punto di arrivo, come fine della produzione. Insomma, soprattutto di questi tempi, un libro imprescindibile per cercare di comprendere quanto ci accade intorno e, magari, per provare così a metterci mano.
Il Capitalismo e la crisi/Vladimiro Giacchè/DeriveApprodi/euro 15