Passeggiate primaverili
Se escludiamo l’aver reinventato creativamente la forma corteo tramutandola in una passeggiata primaverile sui marciapiedi della stazione Termini e aver fatto respirare un po’ di aria fresca – al posto della quotidiana puzza delle caserme – ad un consistente numero di caschi blu anche ieri, l’impresa dei febbricitanti camerati di forza nuova non sarebbe stata degna nemmeno di un trafiletto sulla colonna destra di Repubblica online.
La solita sparata buona solo a mostrare le proprie misere, sempre più misere forze e a concedere qualche foto a Roberto Fiore, volto sempre in cerca di un primo piano a passo di marcia. Vero è che, anche nel caso in cui la minaccia in camicia nera si fosse mostrata in modo leggermente più concreto, la piazza non l’avrebbero vista neanche col cannocchiale, data l’ampia risposta studentesca e la decisa presenza della Roma antifascista che già dalle giornate di Casalbruciato ha dato prova di efficienza.
Una partecipazione larga e decisamente sentita – una ventata di aria fresca per un’università politicamente asfittica – ma tuttavia non priva di ipocriti entusiasmi: vedere comunque i soliti sinceri democratici avanzare in processione per esaltare Mimmo Lucano non può che lasciare perplessi. Visioni e punti di vista come quelli propri di una certa sinistra diritto umanista che non possono fare a meno di ridurre una delle più grandi sfide che vediamo vivere nelle nostre metropoli a semplice questione umanitaria o assistenzialista non possono di certo convivere con una pratica militante che riporti al centro del discorso politico la presenza e l’organicità alle periferie. Il momentaneo affiatamento che ha visto l’unione tra i capoccia dell’Accademia e masse studentesche, la variopinta dimensione dell’associazionismo e la presenza filo Pd o subito a sinistra (ma non troppo, non sia mai) di questo non può che ricordarci quanto lontana sia una proposta conflittuale e quanto vicine siano le elezioni.