Vertenza Penicillina: non si molla un centimetro.
L’ex fabbrica di penicillina romana, la LEO, era balzata recentemente agli onori della cronaca, ghiotta di occasioni di questo tipo, per via della presenza, al suo interno, di diverse centinaia di disperati che la occupavano (privi di qualsivoglia alternativa abitativa) nonchè per lo sgombero in grande stile che ne era seguito; durante la grande parata mediatica dello sgombero, si è fatto a gara ad intestarsi la cosiddetta “vittoria” tra il Ministro degli Interni, la Sindaca e la Presidente di Municipio, e i vari esponenti di Casapound (mascherati da comitati di quartiere in cui di “quartiere” c’è ben poco). Da allora l’attenzione politica e mediatica è notevolmente calata perchè, cacciati gli immigrati, è palese che il problema che presentava l’area dell’ex penicillina si sia automaticamente risolto e il quartiere, ripulito dal degrado che ne costituiva l’occupazione, potesse finalmente rifiorire. Ormai i cittadini romani e del quadrante est hanno vinto: hanno vinto un ecomostro rigonfio di rifiuti di ogni genere, inclusi inquinanti (farmaci e sostanze chimiche) e speciali (cemento-amianto ed eternit), che sta venendo svenduto all’ennesima speculazione edilizia del privato di turno.
Ma andiamo con ordine. Il privato proprietario dello stabile, responsabile della condizione di abbandono e degrado in cui
versa, và in fallimento; così, in previsione dello sgombero, la sezione fallimentare del Tribunale di Roma incarica un architetto di effettuare una perizia sulle condizioni generali dello stabile, passaggio questo propedeutico all’apertura dell’asta giudiziaria: l’incaricato dichiara di non essere mai entrato all’interno della fabbrica e di basarsi unicamente sulle mappe catastali, avendo altresì però conoscenza del fatto che gli unici rifiuti presenti nello stabile sarebbero derivanti dall’occupazione abusiva (sulla cui problematicità insiste vigorosamente), e ponendo come valore d’asta €36.000.000; all’interno della perizia si fà poco cenno al futuro previsto per lo stabile, limitandosi a citare le grandi potenzialità dal punto di vista imprenditoriale e commerciale di cui godrebbe, per via dell’elevata cubatura e della posizione strategica, e richiamandosi al PRUSST (un obsoleto progetto di riqualificazione del quadrante tiburtino composto da 16 interventi, di cui 13 ormai falliti e i restanti 3 ad oggi fermi o in ritardo, come l’allargamento della Via Tiburtina). Non finisce qui, perchè, nonostante il costo irrisorio, alla luce della perizia l’affare appare davvero poco conveniente. Per questo motivo l’amministrazione decide di accollarsi in toto i costi di pulizia e bonifica, per regalare al privato acquirente un pacchetto pronto: ricordiamo infatti che il precedente proprietario aveva già posto in essere le basi per l’avvio di un progetto speculativo non indifferente su quell’area (tra cui spiccava un hotel a 4 stelle), ma aveva desistito per via degli ingenti costi di bonifica preventivati.
Ma perchè i costi di bonifica sarebbero stati così elevati? Perchè, come emergerebbe dall’unica perizia effettuata in merito (autonomamente e a spese del Comitato Nuova Penicillina), lo stabile sarebbe strabordante di amianto sotto varie forme, sia intero che frantumato, per smaltire il quale occorrerebbero delle adeguate procedure di sicurezza a tutela della salute pubblica, procedure queste che l’amministrazione si è ben guardata dal mettere in atto, incaricando operai AMA di una sommaria e frettolosa pulizia dell’area con mezzi inadeguati e omettendo colpevolmente la presenza del rifiuto speciale. Un’operazione criminale a danno della salute degli operai stessi e dei cittadini dei quartieri circostanti, venuta alla luce grazie alla costante ed attenta vigilanza degli abitanti della zona e del Comitato: l’amministrazione centrale dichiara che si tratterebbe di “amianto non pericoloso”, mentre quella municipale afferma di essere all’oscuro delle operazioni in questione e “si augura” che tutto proceda in maniera doverosa e adeguata.
In questa città succede quindi che, dopo che il privato ha abbandonato all’incuria e al degrado uno stabile su cui non è riuscito a portare a termine l’ennesima speculazione, l’amministrazione si applica per sgomberare l’area dagli occupanti abusivi e per bonificarla in modo sommario e altamente pericoloso, totalmente incurante delle conseguenze che un’operazione di questo tipo
porterebbe alla cittadinanza, per poi svendere tutto al prossimo privato speculatore perchè possa avviarne un progetto commerciale di cui, si sà, il territorio aveva proprio bisogno. Al privato i benefici, all’amministrazione i costi, al quartiere veleni e speculazione. E’ questa la loro nuova idea di città.
La nostra idea, e quella del Comitato tutto, è invece che l’amministrazione debba requisire e bonificare realmente ed in sicurezza l’area, porre in essere un azione in danno contro il privato proprietario colpevole di abbandono e degrado, ed infine riqualificare lo stabile garantendo al quartiere ciò di cui davvero necessita ormai da troppo tempo: case popolari, lavoro e servizi per tutti! Continueremo a vigilare e ad attivarci affinchè, in questa zona, non si consumi l’ennesimo scempio a danno dei cittadini.
Di seguito il comunicato stampa seguito al blitz di ieri mattina:
Questa mattina il Comitato Nuova Penicillina , composto da cittadini del quadrante tiburtino di Roma, insieme ad Asia Usb sono tornati alla ex fabbrica di penicillina per denunciare l’operato criminoso che l’amministrazione sta ponendo in essere a danno dei cittadini del quartiere e dei lavoratori che vi sono impegnati. Infatti, alla luce di perizie e sopralluoghi effettuati direttamente
dal comitato, è stata accertata la presenza di ingente quantitativo di amianto, sia intero che frantumato, all’interno dello stabile, rifiuto speciale questo che richiederebbe una precisa ed attenta procedura di smaltimento onde evitare danni all’ambiente e alla salute pubblica; nulla di più lontano di quanto sta provvedendo a fare l’amministrazione comunale che ha incaricato gli
operai, appalto esterno di AMA, privi di qualsiasi mezzo utile a tal fine nonché di qualsivoglia misura di sicurezza per la tutela della propria salute, dello smaltimento dei rifiuti di qualsiasi genere, inquinanti e speciali inclusi, presenti all’ interno. Chi dovrebbe vigilare sulla salute e l’interesse dei cittadini avvelena territori interi in un silenzio criminale, per poi svendere stabili potenzialmente proficui al privato affinché porti avanti l’ennesima speculazione edilizia. Tutto questo sulle spalle della cittadinanza. Noi non ci stiamo: l ex fabbrica di penicillina deve essere bonificata realmente ed in sicurezza, e riqualificata perché divenga un luogo utile per un territorio carente di case, servizi e lavoro!