Periferie resistenti. Resoconto di una giornata di lotta
Dalle 7 di mattina più di cento persone hanno difeso il diritto di Eleana a rimanere in una casa popolare. Non per forza quella che per necessità ha dovuto occupare. Un’altra, qualsiasi essa sia. Perché ne ha diritto. Non “contro” la nuova famiglia assegnataria, ma “insieme” a quella. Due diritti sociali e costituzionali non possono escludersi a vicenda. Più di cento proletari di San Basilio, una delle periferie simbolo del degrado sociale metropolitano, per la prima volta da molti anni organizzati non sulle macerie del razzismo e del disimpegno, ma nella lotta per i propri diritti sociali, vincono una loro piccola battaglia. Bloccando uno sfratto disumano, rivendicando il diritto alla presenza sociale, strappando un corteo per le strade del quartiere, violando ogni norma legalitaria per affermarne una sociale e politica al tempo stesso: la periferia degradata decide su se stessa, non subisce più supinamente. Il protagonismo progressivo e conflittuale della periferia atomizzata: questo il fatto più significativo di ieri, che illumina il percorso della Carovana delle Periferie, maledettamente complesso ma decisivo. Non c’è sinistra possibile, oggi, che non riparta da questa istanza di organizzazione di un proletariato, multiforme e incattivito, ma che condivide una condizione di subalternità materiale ai processi economici e territoriali di spossessamento. Non c’è sinistra che non riparta, almeno nelle metropoli, dagli estremi lembi periferici in cui vegeta un proletariato polverizzato ma ancora in grado di riaffermare la propria presenza, se organizzato sui propri bisogni materiali e politici.
Ma la giornata di ieri non ci lascia solo il senso di una ritrovata internità sociale conquistata con la fatica di una presenza sul territorio oggi completamente dimenticata. Ci lascia l’ennesimo vigliacco attacco della Polizia ai manifestanti. Il blocco della Tiburtina, promosso alla fine del corteo per solidarizzare con il contestuale sgombero dell’occupazione di via Prenestina poco distante, è stato violentemente caricato col solito codazzo di idranti e mezzi militari. Ma lo scontro nel cuore della periferia e con una soggettività proletaria non disponibile all’accomodamento non è lo scontro nel centro cittadino e in assenza di proletariato. E’ un’altra cosa, è scontro reale, che produce immedesimazione ed eccedenza. Si trasforma in difesa del territorio dal nemico, dalla repressione, dalla Polizia. Dentro la borgata non si entra, e così anche l’idrante da battaglia campale si ferma alle porte del quartiere, in un confine ideale e concreto allo stesso tempo. Dentro il quartiere c’è la guerriglia, c’è la solidarietà popolare, c’è riconoscimento dei due lati della barricata, senza astrattismi né finte retoriche opportunistiche.
Ieri si è constatata per l’ennesima volta la direzione verso cui tende una politica che abdica al proprio ruolo. In assenza di mediazione, l’unica dialettica è tra proletari e repressione. Attorno alla questione abitativa l’unico rapporto di forza rimane quello militare. Ma questo può funzionare nella città vetrina, dove basta espellere le contraddizioni. Nella periferia il rapporto non conviene neanche al potere costituito. Se è questo il piano che vogliono, San Basilio non sarà l’unico quartiere a barricarsi. Barletta avvisato mezzo salvato.
Solidarietà a Mirko, proletario di Tor Bella Monaca, arrestato ieri durante le cariche della Polizia.