San Basilio non abbozza, Barletta stai sereno
Dopo aver provato la carta della guerra tra poveri, aizzando italiani contro stranieri nella lotta per una casa popolare in un panorama di migliaia di case vuote in attesa di assegnazione, il Dipartimento politiche abitative ci riprova domani. E’ previsto infatti lo sfratto di una signora (peraltro malato di cancro: il destino sfigato conferma vederci benissimo, a differenza della giustizia bendata) per l’assegnazione della casa ad un’altra famiglia. Non c’è dubbio: la famiglia assegnataria ha diritto ad entrare. Ma non a scapito di un altro povero, visto che a poche centinaia di metri (a Casal Monastero) giacciono da anni vuote intere palazzine di case popolari, presidiate da uno sfigato vigilantes investito del sacro compito di difendere la proprietà privatizzata del Comune non tanto contro le occupazioni, ma contro le stesse assegnazioni. Perché lasciarle vuote? Perché fomentare guerre tra poveri quando di case ce ne sarebbero in eccedenza? Per calcolo politico, e per interesse economico. Non c’è d’altronde altra spiegazione, visto che al limite dello stesso quartiere vegetano centinaia di case popolari abbandonate. Per non dire delle altre centinaia nella stessa San Basilio murate contro ipotetiche occupazioni. Anche nell’era Raggi la questione abitativa non cambia colore, dimensione e forma. I numeri di questa emergenza rimangono inquietanti, nonostante i buoni propositi dell’assessore dimezzato Berdini. In questo quadro nelle ultime settimane si vanno ripetendo vere infamie sociali ad opera dei funzionari comunali e di squadre di vigili urbani sguinzagliati nelle periferie per buttare in mezzo alla strada famiglie, persone sole, in grave difficoltà economica. Come al Tiburtino III, dove la scorsa settimana Giulia è stata prima sfrattata con l’inganno, poi fatta rientrare nella sua dannata e benedetta casa dalla Carovana delle Periferie. O come la vicenda avvenuta ai primi di dicembre ancora a San Basilio, quando si tentò di scatenare la bagarre soffiando sul fuoco della disperazione sociale e del facile razzismo tra poveri. Domani allora resisteremo ancora, a San Basilio, insieme alla sua popolazione, per dare un segnale chiaro: a San Basilio non si passa!
Ci vediamo domattina, in via Carlo Tranfo 22, ore 7.00.