Dalle periferie al lavoro pubblico: assemblea cittadina sulle municipalizzate a Centocelle
Questo pomeriggio saremo nel cuore di Centocelle, periferia in corso di gentrificazione ma ancora estremamente popolare, a parlare di lavoro pubblico, di municipalizzate e alleanza tra utenti e lavoratori contro ogni ipotesi di privatizzazione dei servizi pubblici cittadini. Così come ieri eravamo a San Basilio a ragionare pubblicamente, in piazza di fronte almeno a 80 persone, sull’esito del voto e della lotta per il riscatto delle periferie. La scommessa, anche contro la nuova giunta pentastellata, è quella di unificare i bisogni delle periferie, dei lavoratori e dei disoccupati, perchè solamente dall’unione di queste tre componenti potrà scaturire quella mobilitazione sociale capace di incidere nei rapporti di forza almeno cittadini. Di seguito, un contributo del Coordinamento Operaio Ama sulla lotta sindacale in azienda, che ha già avviato manovre oscure per favorire processi liberisti che portano indirettamente alla privatizzazione di fatto del servizio.
Perché QUESTO sciopero non serve. Perché questo sciopero è perdente.
Questo sciopero non serve, con queste rivendicazioni non serve. Non è funzionale ai bisogni dei lavoratori dell’igiene ambientale. Questo perché le OO.SS. hanno scelto di trattare con una controparte che non andrebbe riconosciuta come tale; con una controparte che ha una natura squisitamente politica: Utilitalia.
Ma questo sembrava l’avessero capito anche loro, il 25 maggio 2015 (il CCNL scaduto già da 17 mesi!) infatti era stato indetto uno sciopero contro la fusione di Federambiente, Federgas/acqua e Federutility poi revocato il 21 maggio 2015 a seguito di un incontro tra OO.SS. e Federambiente su intercessione dell’A.N.C.I. In quest’incontro vennero definiti gli importi dell’una tantum relative alla vacanza contrattuale e, tra le premesse, che Federambiente rimanesse il solo ed unico CCNL per l’igiene ambientale.
Dei padroni però è stupido fidarsi, e infatti pochi giorni (!!) dopo, giugno 2015, nasce formalmente Utilitalia e il suo gruppo dirigente (già da dicembre 2014 il progetto Utilitalia è realtà). La relazione del presidente della neonata associazione datoriale è un elogio liberista del governo Renzi, del Jobs act, dello Sblocca Italia, del Decreto Madia e del T.U sulla rappresentanza sindacale.
A quanto pare anche di CGIL, CISL, UIL e Fiadel però è stupido fidarsi; dopo aver fatto finta di niente infatti arriviamo ad aprile 2016 quando comunicano a noi lavoratori che la contrattazione con Utilitalia non procede in maniera proficua e che bisogna organizzare la lotta e lo sciopero. Questo indica che lo sciopero del 2015 poi revocato era strumentale a qualche dinamica sindacale o lo è ora? Perché tenere nascosto un percorso di fusioni aziendali e non coinvolgere i lavoratori nel monitoraggio di tutto ciò? Perché non costituire gruppi di lavoro per lo studio dei contratti che formalmente rimarranno di indirizzo diverso (gas/acqua, energia e ambiente) ma che praticamente confluiranno uno nell’altro? Perché ora tenere separate le lotte del rinnovo se anche i compagni del comparto gas/acqua hanno il contratto scaduto?
Il problema principale inoltre è stato intraprendere una lotta imponendola dall’alto senza prima fare assemblee, chiedere pareri a noi lavoratori, senza scegliere insieme a noi se scioperare prima o dopo le elezioni, il sabato o il lunedì, vicino ad un giorno festivo o meno. Senza informarci di cosa stesse succedendo e di quali fossero secondo noi le questioni più importanti.
E qui arriviamo al ridicolo delle rivendicazioni degli scioperi indetti. Tra i punti che servono solo al riempimento grafico del volantino c’è:
la diminuzione dei carichi di lavoro che spetta ad un livello aziendale delineare e per città come Roma, Napoli o Milano addirittura a livello municipale probabilmente;
la salvaguardia della salute sul posto di lavoro, dimenticando che tutti e tre i vecchi contratti prevedevano impegni minimi e pro forma per la salvaguardia della salute e la possibilità di eleggere R.L.S.
Quelli importanti invece su cui si battono i nostri “leoni” del sindacato sono:
1) il passaggio a 38 ore settimanali (16 giorni in più l’anno a parità di stipendio)
2) la clausola di salvaguardia occupazionale nel cambio appalto.
Per le 38 ore colleghi/e c’è ben poco da fare visto il percorso intrapreso. I lavoratori dei comparti gas/acqua e energetico lavorano già 38,5 ore a settimana; nel momento in cui le nostre aziende entrano in Utilitalia, il padrone in questione non sarà certo disposto ad uniformare l’orario di lavoro al ribasso per loro ma naturalmente ci obbligherà ad aumentare il nostro! E infatti ecco che le OO.SS. corrono ai ripari cercando di far rientrare questo incremento di orario di lavoro nel tempo di cambio tuta; peccato che già esistano sentenze di Cassazione (per es. Cass. Civ. sez. lav. 21.10.2003, n. 15734) che considera che la vestizione debba effettuarsi nell’orario di lavoro rendendo insopportabile quest’atteggiamento di trattativa sindacale.
Il punto della salvaguardia occupazionale nel cambio appalto ha anch’esso dell’incredibile, soprattutto alla luce di tutti i mancati scioperi indetti per esempio a Roma dopo Mafia Capitale. A seguito dell’intervento della magistratura infatti nessuno dei confederali ha mosso un dito per salvare il posto di lavoro degli operatori “rei” di lavorare per cooperative come la 29giugno e/o Edera.
Come per le 38 ore lasciar naufragare Federambiente senza colpo ferire, è stata una scelta delle OO.SS. che oggi ci chiamano allo sciopero senza aver fatto in precedenza nessun lavoro di prevenzione e sensibilizzazione mentre Utilitalia nasceva.
E allora arriviamo al nodo politico della questione: Utilitalia nasce sulla spinta del piano Cottarelli e del governo Renzi che a più riprese ha parlato di chiudere municipalizzate e formare multi utility per confrontarci a livello europeo.
Invece di partire dalla fusione aziendale vera e propria che avrebbe potuto creare malumori a livello politico/nazionale visto che molte aziende dell’energetico hanno al proprio interno i privati, ha scelto la complicità delle OO.SS.
Nel silenzio generale crea prima l’esercito dei lavoratori di queste nuove mega aziende/industrie, per poi usare questa omogeneizzazione della base per far accettare, a cose fatte, alla cittadinanza la privatizzazione dei servizi pubblici. E allora dobbiamo pensare a Genova dove IREN grazie alla politica locale sta per mettere le mani su AMIU, ad ACEA a Roma che vuole inglobare AMA e di come queste due esperienze abbiano intenzione di seguire il percorso tracciato dal gruppo HERA.
La forza e la voglia di lotta dimostrata dai lavoratori e le lavoratrici in tutta Italia è senza precedenti. Specchio del fatto che la “responsabilità” del sindacato confederale in tutti questi anni è stata un tappo alla voglia di miglioramento delle condizioni di lavoro e alla voglia di protagonismo degli operai e delle operaie dell’igiene ambientale.
Una volta che si è dato spazio alla lotta però, se condotta in questo modo non può che essere tradita perché già in partenza povera di basi reali. Imponiamo allora come lavoratori e lavoratrici dell’igiene ambientale che questi scioperi abbiano una connotazione anti-padronale e anti-governativa.
Che il primo passo sia il mantenimento in toto del CCNL Federambiente: che lo chiamino come vogliono ma che abbia le stesse caratteristiche e che venga immediatamente rinnovato con incrementi salariali ben più alti dei miseri 100euro (al 3A!) auspicati dai sindacati;
l’internalizzazione dei servizi in appalto eliminando quindi il ricatto del cambio azienda e la lotta periodica in difesa dei pochi diritti rimasti;
che il secondo passo sia una lotta contro queste associazioni padronali che nascondono la voglia di fare profitti sull’igiene ambientale e che miri alla ri-pubblicizzazione del servizio direttamente fornito dal Comune;
che ci sia una gestione dello stesso attraverso controllo dei lavoratori che forniscono il servizio e il contributo degli utenti nella trasparenza e nell’eguaglianza sociale.