La furia dei senesi rovina lo spettacolo del Palio?

Hooligans provenienti dal Nord Europa? Ultras ubriachi che impediscono alle famiglie di portare i bambini allo stadio? Teppisti ingestibili che turbano l’ordine pubblico? Ma no! Rispettabili cittadini senesi delle contrade del Nicchio, del Montone, dell’Onda e della Torre che, alla fine del Palio, hanno dato vita ad una rissa che ha coinvolto decine di persone (vedi): una manifestazione delle antiche rivalità tra contrade, che non può essere ricondotta a problema di ordine pubblico. Però “stranamente” – ma anche finalmente, diciamo noi – non abbiamo visto i telegiornali aprire per giorni con queste immagini, né repubblica.it presentarle come prima notizia: i teorici dello sport senza antagonismi e del sedersi sul seggiolino allo stadio senza lasciarsi andare a manifestazioni scomposte, gli apologeti dello sport visto in televisione, quelli che considerano una terribile violenza da biasimare persino rovesciare un cestino dell’immondizia, stavolta hanno taciuto. Forse è la distrazione estiva, forse sono le vacanze, ma fortunatamente non abbiamo sentito prefetti, ministri dell’Interno, parlamentari vari, sociologi e tuttologi proporre pugni di ferro, Daspo, obblighi di firma, palli senza spettatori (una piazza del Campo a porte chiuse?), divieti di vendita e consumo di alcolici, tessere del tifoso per gli spettatori della tradizionale gara equestre. Termini come «furia» o come «follia», abitualmente usati per i tifosi di calcio, che distruggerebbero lo spettacolo sportivo, stavolta sono stati dimenticati nel cassetto.
È facile, a questo punto, fare il gioco del “se”. E se fosse successo dopo, prima o nei pressi una partita di calcio? Quante vesti si sarebbero stracciate? Quante misure repressive sarebbero state proposte e attuate?

La risposta è semplice quanto scontata, tanto più che nelle stesse ore si faceva un gran parlare del pericolo per la Città eterna, visto l’imminente arrivo dei tifosi del Bayer Leverkusen – dipinto come una improbabile discesa degli unni – per i preliminari di Champions League contro la Lazio. Per essi – se ne millantavano 600, alla fine erano 150 – sono state allestite misure «di sicurezza» da grande evento (leggi): per la prima volta è stata allestita una «fans zone» – l’espressione sembra chic, ma si tratta in realtà di una sorta di recinto – a Villa Borghese, per non farli «scorrazzare» in città ed è stata persino vietata la vendita da asporto di bevande alcooliche in centro (?). «I servizi sono stati predisposti con cura», ci ha tenuto a specificare il prefetto Gabrielli , perché «la differenza, come nello sport così nell’ordine pubblico, la fa il campo».

Per non parlare, poi, dell’incommentabile decisione di dividere in due e di ridurre la capienza delle curve dello stadio Olimpico (leggi). Il tutto per motivi di «sicurezza» e in nome del «basta violenze»…

La risposta, dicevamo, è semplice quanto scontata. Nel caso qualcuno avesse ancora dubbi su come gli ultras vengano utilizzati come efficace capro espiatori per testare dietro legittimazione misure repressive da estendere poi al resto della società…