Consigli (o sconsigli) per gli acquisti: Un giorno triste così felice, di Lorenzo Iervolino
La Democrazia Corinthiana è stata l’unica
cosa importante della mia carriera,
tutto il resto sono stati calci ad un pallone.
Non è semplice scrivere di calcio, se non si vuole cadere negli stereotipi o, forse anche peggio, nella letteratura dei buoni sentimenti. Un giorno triste così felice, di Lorenzo Iervolino, riesce nel difficile compito di raccontare una storia di calcio senza mai cadere nell’una o nell’altra trappola, in cui finiscono tristemente tanti scrittori da autogrill, e già solo per questo meriterebbe di essere letto.
Quello che ci è piaciuto di più di questo libro, però, è la storia straordinaria del suo protagonista: Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, o Dotour. Il libro la traccia per intero, da quando Socrates bambino ammira l’idolo Santista Pelè, passando per il giovane studente di medicina che preferisce l’anatomia agli allenamenti, fino al Socrates adulto, politico, nemico giurato della dittatura militare (e di Pelè, a cui imputa una mancata presa di posizione contro il regime).
L’autore ha inseguito la vita di Socrates ovunque, dal Brasile a Firenze, riuscendo a ricostruirla con grande precisione e restituendo al lettore una storia che meriterebbe di essere più nota, e di cui in Italia si conoscono soltanto i risvolti esclusivamente sportivi. E’ certamente vero che Socrates è stato un grande calciatore, ma è altrettanto vero che la sua storia personale, che poi è una storia pubblica, non può prescindere dalla sua storia di giocatore.
Non si può parlare del Magrao, soprannome affibbiatogli dal suo primo allenatore e che gli è rimasto addosso tutta la vita, senza ricordare il suo ruolo nella Democrazia Corinthiana, un esperimento di gestione dal basso della squadra, “un processo politico, di formazione politica, di informazione politica”. Un processo in cui in un primo momento i calciatori del Corinthias riprendono il controllo sulle proprie decisioni personali e lavorative, e che in un secondo momento diventa una sfida aperta e pubblica alla dittatura militare che da decenni strangola il Brasile.
I numerosi tentativi di distruggere la Democrazia Corinthiana (che vanno dalla gogna mediatica al pestaggio fisico di uno dei calciatori simbolo della battaglia sportiva e politica, Casagrande) si infrangono contro un muro di determinazione che ruota attorno alla squadra, alla dirigenza e a una tifoseria eccezionale con cui Socrates costruisce lentamente e non senza dolore un rapporto di reciproco rispetto: “Quando la cosa cominciò a crescere, i reazionari tentarono di distruggerci, ma tutta la fazione di sinistra si unì a noi per difenderci. La Democrazia Corinthiana si stava trasformando in un fuoco di resistenza”.
Seguendo la vita di Socrates fino all’esilio fiorentino e agli ultimi giorni segnati dalla malattia, Iervolino riesce a tratteggiarne l’umanità senza cedere alla tentazione di farne un’apologia. Un giorno triste così felice è quindi una storia di calcio e politica, due cose che non andrebbero mai divise, una storia di ribellione e una storia d’amore, per il pallone e per la libertà:
“Il giocatore di calcio non è altro che un rappresentante del popolo. Per questo ho sempre difeso punti di vista coerenti con quel che il mio popolo voleva”.