Le lotte di classe nelle municipalizzate romane
Sabato scorso abbiamo partecipato alla manifestazione nazionale contro le privatizzazioni, al fianco del neonato “Coordinamento Operaio Ama”, insieme ad altri lavoratori e lavoratrici, compagni e compagne che hanno voluto ribadire la netta contrarietà alla politica di privatizzazioni portata avanti, con consenso assolutamente bipartisan, sotto il dettato dell’Unione Europea. Privatizzazioni che, imposte sotto il vessillo dell’efficienza e della razionalizzazione, sappiamo tutti essere rivolte a favorire il profitto dei soliti noti e destinate a pesare sulle spalle in primis dei lavoratori e poi di tutte quelle fasce più deboli della cittadinanza che si vedono via via precluso l’accesso a quella serie di servizi fondamentali che dovrebbe costituirne il salario indiretto.
È proprio di questi giorni, ad esempio, la notizia della disattivazione di tredici linee Atac, all’interno di un piano di razionalizzazione, motivato nello stesso comunicato dell’azienda con il riferimento ad una “fase storica” che richiede tagli alle risorse. L’ennesimo taglio di servizi pubblici giustificato dal “risanamento dei conti dell’azienda”, ormai ideologia dominante capace di impedire sul nascere ogni opposizione politica.
Il clima che si sta definendo, è inutile ripetercelo, non potrà che peggiorare, basti pensare al piano di rientro imposto, insieme al commissariamento di fatto, al comune dal decreto cosiddetto Salvaroma.
È per questo che abbiamo ritenuto necessario raccogliere l’appello dei lavoratori dell’Ama e scendere in piazza, insieme ad altre realtà che conducono ogni giorno la propria lotta contro un disegno fatto di tagli, speculazione e precarietà, portato avanti dagli alfieri nostrani delle politiche liberiste dell’Ue.
Lo striscione dietro al quale ci siamo uniti recitava: Privatizzare non è la soluzione – Controllo operaio sulla produzione, ad indicare che le rivendicazioni di questi lavoratori non si limitano al netto rifiuto della privatizzazione dei servizi pubblici, né si arenano nella fumosa retorica dei beni comuni, ma puntano ad un diverso modello di gestione del pubblico, una gestione che metta fine ad una lunga storia di speculazioni, di sprechi, di clientelarismo, di occupazione e lottizzazione delle aziende pubbliche e partecipate, e che «miri al coinvolgimento operaio nelle decisioni strategiche e operative». Un deciso passo in avanti insomma, determinato non solo dal lavoro dei compagni presenti fra i lavoratori, ma dalle condizioni materiali che i lavoratori si trovano a vivere, e soprattutto dalla percezione di ciò che, di qui a poco, vorrà dire la parola “risanamento” sulle loro vite.
Una battaglia che non possiamo che condividere e appoggiare, perché è anche la nostra, una battaglia che ha ancora molta strada davanti a sé, ma che il Coordinamento Operaio Ama, e noi con loro, sembra deciso a portare avanti con determinazione.