Chi ha compagni non muore!
Sabato siamo stati ai funerali di Prospero. Ci aspettavamo tanta gente, e siamo stati felici di vedere centinaia di persone da tutta Italia venire a portare l’ultimo saluto al compagno, al contadino, al combattente Prospero Gallinari. Era importante esserci, perchè era un atto politico. Si leggeva negli occhi della gente commossa che quella presenza non stava solo ad omaggiare un compagno morto, ma significava molto di più. Significava non arrendersi, mantenere vivo non solo un ricordo, ma l’idea politica dietro a quel ricordo. Non è stato un funerale di reduci, come sarebbe piaciuto descriverlo ai media allarmati ed impauriti del seguito di cui Prospero ancora godeva. E’ stato un funerale fatto da compagni, di ogni parte d’Italia e delle più svariate aree politiche. Che hanno sentito tutte l’esigenza di prendere la macchina, o il treno, ed arrivare fino a Coviolo. Perchè la lotta armata è stata sconfitta e il conflitto di classe se la passa malissimo. Ma noi ci siamo ancora, e la presenza al funerale ha dimostrato questa volontà di non arrendersi. E’ stato bello e per nulla scontato vedere così tanta gente, viste le divisioni e le incomprensioni che attanagliano le varie anime di movimento. Il fatto che tante aree differenti abbiano voluto comunque essere presenti da anche l’idea di quanto Prospero fosse rispettato, e quanto il suo sacrificio umano fosse compreso. Con buona pace dei vari giornalisti impressionati, che mai si sarebbero immaginati questa solidarietà. Volevano relegare gli anni settanta ad infelice parentesi della nostra storia, si sono ritrovati increduli a rosicare sui giornali, vomitanti bile come non mai. Fanno bene, perchè hanno paura. La paura dell’odio di classe.