Siria: la santa alleanza
Più passa il tempo, più Assad resiste e più diventa difficile continuare a raccontare il conflitto siriano attraverso la dicotomia buoni/cattivi che tanto piace ai lettori e ai telespettatori del nord del mondo. Ieri per la seconda volta in pochi giorni Israele ha bombardato la capitale di uno stato sovrano senza che la comunità internazionale muovesse un dito. Ora, provate a fare uno sforzo di fantasia e immaginate cosa potrebbe accadere se dei caccia decollati da Damasco colpissero Tel Aviv, o se anche solo ne violassero lo spazio aereo. Nel frattempo anche sulla grande stampa iniziano a moltiplicarsi gli articoli come quello di Lorenzo Cremonesi pubblicato ieri dal Corriere (leggi) in cui appare sempre più chiaro come la presenza jihadista in Siria sia tutt’altro che episodica o marginale. Stanno così emergendo i contorni di una “inedita” santa alleanza che così come accaduto per la Libia vede dalla stesso lato della barricata i paesi imperialisti, una buona fetta dell’islam politico e, ahinoi, una certa opinione pubblica “progressista” sempre più incapace di proporre una propria visione del mondo. Com’era il detto? Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei…