Ancora sulla Sanchez, i “dissidenti” e i dissociati…
Alcuni “fattarelli” dei giorni scorsi ci spingono a tornare sulla tournee italiana di Yoani Sanchez, sulla contestazione con cui l’accogliemmo in quel di Perugia e sulle polemiche e le dissociazioni (sic) che ne seguirono. Se lo facciamo non è per toglierci i sassolini dalle scarpe, anche se confessiamo di averne avuto gran voglia, ma per provare a riflettere sull’efficacia di alcune forme di contestazione e di agitazione politica. Come forse qualcuno ricorderà qualche Solone benpensante ci rimproverò (a noi e ai compagni della Rete dei Comunisti) di aver inscenato una gazzarra (sic) controproducente, di essere dei vetero-procubani a prescindere e di praticare un revanscismo uguale e contrario a quello degli anticastristi. Qualche esponente dell’associazionismo filocubano in preda ai tic degli anni ’70 arrivò persino a “dissociarsi” pubblicamente di fronte non si sa bene a quale giudice. Nel dibattito che ne seguì provammo a spiegare anche ai più duri di comprendonio che la Sanchez è un agente della campagna controrivoluzionaria contro Cuba e svolge per conto dell’imperialismo un servizio per cui viene lautamente pagata. Pertanto trattarla come un avversario con cui confrontarsi in maniera dialettica e tentare di sfidarla a singolar tenzone in un dibattito (tra l’atro in un contesto non neutrale) sperando magari di farla cadere in contraddizione era (e rimane) un’operazione di un’ingenuità disarmante. Roba che può andar bene per qualche democratico da salotto, non certo per chi si dice comunista. Yoani Sanchez era (e rimane) un nemico politico i cui spazi di agibilità devono, per quanto possibile, essere limitati. Quindi, a meno che non si creda di fare politica nel “Favoloso mondo di Amélie” , è su questo che va misurata l’efficacia delle pratiche di lotta che si sceglie di mettere in campo. Un principio che dovrebbe valere sempre. Ma veniamo ai “fattarelli” di cui sopra e che ci hanno riportato a parlare della bloguera emaciata. Giovedì scorso la Sanchez è stata di nuovo in Italia, questa volta a Roma ospite della Mediolanum Corporate University. In realtà la partecipazione della “dissidente” a cachet è stata fino all’ultimo in forse poichè la bloguera non riteneva sufficienti i 5000 euro che gli erano stati promessi per il suo show. La cosa aveva suscitato più di qualche malumore tanto da spingere perfino il suo fedele traduttore italiano, Gordiano Lupi, a prendere pubblicamente le distanze (qui) salvo poi ritrattare tutto quando evidentemente le divergenze economiche con gli organizzatori erano state appianate. All’evento avrebbe voluto partecipare, forte delle sue “ragioni democratiche”, anche il buon Carotenuto ma i responsabili della MCU, probabilmente memori della contestazione perugina, hanno pensato bene di tenere chiuse le porte dell’Auditorium permettendo l’ingresso solo agli invitati senza riuscire, tra l’altro, nemmeno a riempire la sala. A leggere quanto scrive (qui) l’esimio professore deve aver vissuto l’accaduto come un oltraggio personale e visto l’ego di cui ha già dato mostra non stentiamo a crederlo. E pensare che si era pure premurato di ribadire il suo dissenso rispetto alla contestazione. Per come la vediamo noi, invece, aver costretto i suoi sponsor italiani a “blindare” lo spettacolino è un’ulteriore riprova dell’efficacia di quella giornata. Ovviamente noi giovedì non ci siamo presentati perchè sapevamo benissimo che Yoani l’avremmo vista soltanto in cartolina, eravamo in vantaggio perchè mai avremmo dovuto fornigli l’opportunità di pareggiare? Ma torneremo, possono starne certi… quando non se lo aspettano, dove non se lo aspettano!