Ipocrisia di Stato…
Sono i giorni dell’ipocrisia, lo sappiamo bene. Quell’ipocrisia che si fa cordoglio per la strage annunciata di Lampedusa e per la nuova tenuta “responsabile” del governo delle larghe intese. Un’ipocrisia che non ha messo in discussione le politiche italiane su immigrazione e accoglienza, ma che annunciava giorni fa il lutto nazionale per la morte dell’ennesimo carico di capitale umano, domani manodopera sfruttata nella nostra economia. Un’ipocrisia che in fondo anche in punto di morte sembra voler fare differenze, non essendo stato proclamato nessun lutto nazionale per i morti che continuamente popolano le coste siciliane senza (a quanto pare) destare in nessun politicante la stessa commozione e contrizione dettata dalla presenza delle telecamere. Delle ipocrisie e dei bluff, potrebbe essere il titolo di un saggio o di un instant book che fotografi il livello attuale del dibattito politico pubblico nel nostro paese.
Sono giorni inoltre in cui, nonostante sia passata qualche settimana, continua a ronzarci in testa il nome di Maria Rita Lorenzetti, ex Presidente della Regione Umbria, eletta con i DS nel 2000 e riconfermata cinque anni dopo con un voto bulgaro salutato dal centrosinistra come indice dell’apprezzamento per il lavoro svolto. La stessa Lorenzetti arrestata lo scorso 16 settembre nell’ambito dell’indagine condotta dalla Procura di Firenze relativa ai lavori dello snodo Tav in Toscana. Maria Rita Lorenzetti, dal 2010 Presidente (ora deposta) di Italferr, società del gruppo Ferrovie dello Stato che opera nell’ingegneria dei trasporti e si occupa – udite, udite! – di Alta Velocità. Un bubbone scoppiato forse nel momento peggiore per la controparte di Stato, tutta impegnata a tessere la tela e i “capotti” per l’autunno dei movimenti contro le devastazioni ambientali in primis (No Tav e No Muos), e più in generale attenta a seguire l’evoluzione verso la piazza del 19 ottobre.
Dicevamo della Lorenzetti, però. Qualcuno ricorderà cosa accadde nell’estate del 2007, precisamente il 20 agosto. Negli uffici della Regione Umbria arrivò un plico a lei indirizzato, contenente due proiettili e una serie di accuse di clientelismo, baronaggio nelle istituzioni e altri riferimenti alla corruzione del sistema di potere umbro, agli appalti sui cantieri per l’Alta Velocità. A questo, saltando brevemente ai passaggi principali, fece eco una maxi operazione dei ROS (denominata “Brushwood”) che il 23 ottobre 2007 portò all’arresto di 5 ragazzi di Spoleto (QUI alcune agenzie e articoli raccolti dal portale anarchico Informa-Azione), dipinti come anarcoinsurrezionalisti e sabotatori dei cantieri dell’Alta Velocità, oltre ad essere definiti appartenenti alla sempreverde FAI (in particolare COOP-FAI, Contro Ogni Ordine Politico-Federazione Anarchica Informale, che aveva rivendicato l’invio del plico ad agosto 2007).
L’ennesima montatura mediatica, ci sembrò ovvio e così ancora ci appare; eclatante, poi, perché i motivi politici delle accuse mosse alla Lorenzetti toccavano nervi scoperti della mafia dell’Alta Velocità. Un montatura, però, forse “aiutata” indirettamente proprio da chi si ostina a “giocare” al prigioniero politico, depotenziando parole d’ordine delle lotte di oggi, che necessitano di tutto tranne che di sponde simili offerte gratuitamente a chi vuole criminalizzare (su questo rimandiamo all’interessante contributo uscito in questi giorni su InfoAut).
Torniamo però alla vicenda della Lorenzetti. Agli arresti dei 5 spoletini fa seguito prima il rinvio a giudizio nel settembre 2008 (dopo quasi un anno di restrizione di libertà) e poi una dura condanna in primo grado. Solo lo scorso 13 febbraio, con la Lorenzetti già indagata e il capo dei ROS Ganzer (che aveva condotto la maxi operazione) condannato a 14 anni per narcotraffico, la sentenza d’appello ha smontato il teorema terrorista ma ha confermato condanne minori (leggi QUI il comunicato del “Comitato 23 ottobre”). Lo scorso 16 settembre, come accennavamo all’inizio del post, Maria Rita Lorenzetti viene arrestata; sul suo capo pendono i reati di corruzione e associazione per delinquere, poiché accusata di “essersi adoperata perché venissero pagate due società impegnate nei lavori della Tav a Firenze, per le quali i versamenti erano in ritardo” come riporta l’articolo de La Nazione comparso il giorno dell’arresto. Insomma, le stesse accuse che erano state mosse politicamente dagli arrestati nell’Operazione Brushwood dell’ottobre 2007, oltre quelle dello scandalo “Sanitopoli” sui fondi della Sanità alla Regione Umbria.
Dicevamo dell’ipocrisia. L’ipocrisia di Stato. Una canea mediatica intorno all’Operazione Brushwood, mostri sbattuti in prima pagina, centinaia di giorni tra carceri, isolamenti, domiciliari e altre restrizioni di libertà. Diffamati e perseguiti anche per aver detto cose vere Ed oggi, ignorando precedenti come questi, c’è chi è pronto a scagliarsi nuovamente contro il movimento No Tav, pronto a “pompare” il 19 ottobre come una giornata di sicuro riot impolitico, con il solo scopo di allarmare e impaurire, terrorizzare e quindi controllare. Per cui, a quasi 6 anni dagli arresti di Spoleto e a pochi giorni dall’arresto della Lorenzetti, crediamo utile aggiungere questa postilla sull’ennesima ipocrisia di Stato in uno Stato d’ipocrisia.
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Ci piace infine segnalare la buona ricostruzione fatta da Alessandro Sortino, “ex iena”, nel programma da lui ideato e condotto – Malpelo -, con riferimento alla puntata del 19 novembre 2008 che potete trovare divisa in 3 parti ai seguenti link:
http://www.la7.it/programmi/repliche/video-331750
http://www.la7.it/programmi/repliche/video-i331753
http://www.la7.it/programmi/repliche/video-331760
Il video che segue è invece un breve stralcio della puntata sopraindicata, tutto sull’Operazione Brushwood.