Tornando da Teramo
Torniamo dall’ennesima trasferta innevata di questo inverno. Questa volta la meta è stata Teramo che ha accolto i circa 3000 compagni arrivati da molte città (Roma, Napoli, Firenze, Parma, Milano, Torino e altre) con tutte le saracinesche tirate giù e le finestre chiuse grazie all’ordinanza di un sindaco paranoico. Il corteo era quello indetto da Azione Antifascista Teramo in seguito alle condanne a 6 anni di reclusione e 60000 € di risarcimento inflitte ai 6 compagni accusati di essere coinvolti negli scontri avvenuti nella capitale il 15 Ottobre 2011 a Roma. Cominciamo col dire che a nostro avviso il corteo è riuscito. Soprattutto grazie al lavoro dei compagni teramani che hanno girato mezza italia per coinvolgere più realtà possibili nella costruzione della giornata. Non era un dato scontato. Lo stato e i media mainstream, con l’aiuto di qualche utile idiota, hanno provato fin dalla sera del 15 Ottobre scorso a spaccare il movimento in buoni e cattivi. I buoni di quel corteo, forse un po’ esagitati, incazzati, ma tutto sommato legittimati dalle condizioni materiali imposte dalla crisi. I cattivi, violenti e irriducibili, irrecuperabili nella normale dialettica democratica e quindi da togliere di mezzo. L’obiettivo: ridurre la violenza politica di massa a un mero comportamento individuale alla stregua della delinquenza comune, isolarne i soggetti e colpirli a morte attraverso la mannaia della repressione. In seconda istanza evitare in tutti i modi la saldatura tra i pezzi più combattivi della classe (quella che chiamammo l’eccedenza) e le avanguardie di movimento.
Lo stato nazionale, pur svuotato di gran parte dei suoi poteri, sembra conservare la funzione di secondino a guardia dell’estrazione del plusvalore. Il controllo sociale aumenta e aumenta lo schioccare della frusta: lavoro precario, lavoro nero, equitalia, la presenza massiccia della polizia nei quartieri, le telecamere ad ogni angolo, la militarizzazione dei cantieri delle grandi opere, leggi liberticide e condanne esemplari sono solo alcuni aspetti. Lo stato si difende, contrattacca e lo fa con sempre maggiore frequenza e determinazione. D’altra parte sarebbe ingenuità politica pensare che possa fare altrimenti.
Teramo è stato però un momento in cui si è manifestata capacità ricompositiva. Un movimento pur contraddittorio è riuscito finalmente a trovare un primo sbocco positivo alla divisione tra buoni e cattivi. Il movimento non sta aiutando il potere a leggere attraverso di lui, si opacizza e impedisce allo stato di incunearsi fra le sue fisiologiche contraddizioni per scatenare la repressione. Così facendo lo si costringe a colpire un po’ più alla cieca. Procedere in questa direzione significa anche contribuire alla saldatura con i pezzi della classe. Significa non lasciare indietro nessuno a vedersela da solo, una grande lezione impartita dalla Val Susa. I passi da fare, però, sono ancora molti. Primo fra tutti cominciare a ragionare sul fatto che, dato il contesto, gli spazi di mediazione con lo stato si assottigliano sempre di più. Continuare ad accanirsi nella strenua ricerca di questi spazi rischia di far scivolare sempre di più sul piano del riformismo piuttosto che della prospettiva rivoluzionaria. I movimenti possono offrire molto di più del mero assistenzialismo e della politica di subalternità allo stato nella vana ricerca di spazi democratici tra cui l’ultimo stadio è l’opportunismo elettorale. Si rischia così di scambiare il tatticismo di una fase per la strategia complessiva. Rivisitando Mao, tenere l’acqua sporca e buttare via il bambino.
Il dato su cui abbiamo provato a ragionare nei mesi scorsi, anche attraverso il nostro libro, è semmai come saldare e rendere coscienti i pezzi della classe a cui la legalità borghese va sempre più stretta. Per quel che ci riguarda la liberazione di Davide e degli altri compagni è un impegno che va in questa direzione, oltre la logica difensiva che finisce per essere subalterna all’iniziativa repressiva dello stato, la principale risposta rimane la lotta.
Di seguito il volantino che abbiamo distribuito durante il corteo insieme alle altre realtà della rete nazionale Noi saremo tutto: