Justice for the indian fishermen
Da due mesi a questa parte si è aperta in Italia una campagna d’opinione che definire sciovinista è davvero poca cosa. Il fatto è ampiamente noto: due militari italiani noleggiati da una compagnia petrolifera in ossequio ad una convenzione firmata dal Ministero della Difesa e dalla associazione degli armatori (qui) hanno ucciso due pescatori indiani, Valentine Jelestine e Ajesh Binki. Per tutta risposta l’intero circo mediatico si è prontamente mobilitato, e non certo per chiedere che venisse fatta giustizia, ma affinchè i due Marò, i nostri ragazzi, venissero prontamente riportati a casa. Striscioni che ne chiedevano la liberazione sono apparsi dalle finestre di diverse sedi istituzionali e tuttora penzolano dai balconi di molti Comuni italiani. In un afflato nazionalista rigorosamente bipartisan un po’ tutti hanno sentito dunque il bisogno di indossare e mostrare quel cazzo di fiocchettino giallo: giornalisti, ministri, calciatori, veline… tutti a chiedere la liberazione dei nostri soldati, quasi fossero due eroi in mano al nemico. Ebbene oggi è stata resa pubblica la perizia balistica che conferma quanto già si sapeva, i fucili che hanno sparato ed assassinato i due pescatori sono i Beretta appartenenti ai militari del Reggimento San Marco. Se fossimo qualcuno di questi “volti noti” adesso provvederemmo a cambiare il fiocchetto, da giallo a rosso… per la vergogna, ma come abbiamo già scritto altre volte, ognuno si sceglie gli “eroi” che si merita. Noi dal canto nostro sappiamo sempre da che parte stare, da quella di chi è sfruttato, indipendentemente dal colore della pelle o dalla nazionalità. Perchè è quella la nostra “patria”.