Il Muro del Canto – L’ammazzasette
“St’allegria nun me viene da voi, me ce svejo da trent’anni e ormai s’è mischiata alla rabbia e all’amore mo che è tempo de rivoluzione”.
C’era una volta il neorealismo e la Roma dei rioni e delle vecchie borgate. La Roma di Mamma Roma e poi quella dal Canzoniere del Lazio. Come diceva Pasolini, in un certo senso, “tutte le opere neorealistiche si fondano sull’idea che il futuro sarà migliore , in quanto si adempirà una rivoluzione che non si sa bene quale fosse poi ..”. Nonostante tutti i suoi limiti storici la grande forza del neorealismo è stata nella sua capacità di saper descrivere senza retorica o falsità borghesi di sorta la classe proletaria e sottoproletaria. Il primo disco del Muro del Canto, complesso di musica popolare romana, cammina su questi solchi le cui tracce indietro nel tempo arrivano fino al dopoguerra.
Si tratta di un gruppo e di un disco folk-rock dove la melodia della tradizione romana e il dialetto non vengono semplicemente rivisitati ma adattati ad un contesto che per forza di cose nel corso degli anni è cambiato radicalmente. Una voce cupa e roca, percussioni profonde, basso potente, chitarra, pianoforte e fisarmonica. Non solo canti popolari suonati in chiave moderna ma vere e proprie nuove canzoni della gente comune. I temi spaziano dall’amore più alto all’odio più profondo, dagli eterni conflitti alla cupa vendetta, passando per temi più esplicitamente politici come la corruzione della chiesa o il bombardamento di San Lorenzo del 1944. Particolari, attualissimi e inquietanti i racconti della voce narrante che a tratti fa capolino lungo i disco. Altro che versione più dura di Mannarino. Più simili agli Ardecore casomai.
Li descrivono come core della Roma martoriata, voce scura che si arrampica nei vicoli. Foto in bianco e nero del mondo che lavora e fatica per resistere.
E’ un compito difficile quello di stabilire quali delle 16 canzoni presenti siano le più belle, ad ogni nuovo ascolto o diverso stato d’animo le cose cambiano. Con L’ammazzasette il Muro del Canto scende nel cuore delle periferie, va a raccogliere i cocci delle ideologie frantumate del nuovo secolo, a contemplare la sconfitta desolante, lirica ed epica, della gente. Le borgate che hanno lasciato il posto alle nuove periferie, la rabbia antica, la miseria nera, l’individualismo spinto e più implicitamente il nuovo proletario romano come risultato della putredine della colpa borghese.
Come si legge sul loro sito: Il Muro del Canto è una voce senza tempo, una voce di popolo, è l’inno alla terra, è il disincanto e la serenata . E’ un canto accorato di lavoro, è la ninna nanna antica.
Veramente un bel disco. Consigliato.
Il Muro del Canto
L’ammazzasette (2012)
Goodfellas
10 euro
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