NO PASARAN! Le bugie di Madrid sul caso Lander
Ieri mattina un lancio dell’agenzia di stampa spagnola EFE ha dato modo ai quotidiani più reazionari di Spagna di infamare nuovamente tutto ciò che si muove intorno alla lotta del popolo basco. L’arresto a Lione di due presunti membri di ETA, Joseba Iturbe e Izasku Lesaka, è stato infatti ripreso dalle testate de El Correo (quotidiano della provincia Bizkaia), La Razòn e 20minutos che, oltre a riepilogare i 31 casi dei presunti militanti di ETA arrestati fuori dai confini spagnoli, hanno continuato a spalare merda sui detenuti, guarnendo uno scarno elenco di nomi con informazioni fittizie degne delle peggiori fiction di quart’ordine. Un problema al quale siamo abituati; acuito però da una menzogna che ha del paradossale. Nel citare il caso “italiano”, ovvero quello del nostro compagno Lander Fernandez (qui e qui la verità sulla sua storia, qui il blog della campagna che chiede la sua liberazione), le testate assoldate dall’Audiencia Naciònal di Madrid hanno così definito Lander (come indicato dall’agenzia stampa):
“Detenido en Roma el presunto miembro de ETA Lander Fernández Arrinda. Portaba una pistola de 9 milímetros y documentación falsa.“
Chi segue questo blog sa bene quanto tutto ciò corrisponda ad un’artificiosa e creativa ricostruzione giornalistica. Queste parole sono anzi un’infamia. Lander, non ci stancheremo di ripeterlo, non solo non è membro di ETA ma non risultavano in suo possesso armi e documenti falsi quando, lo scorso 13 giugno, è stato arrestato a Roma, città in cui da due anni ormai vive, tra i compagni, lavorando, alla luce del sole. E soprattutto, connesso al caso di Lander, non ci stancheremo di ripetere come sia infame il teorema “Tutto è ETA” con il quale il governo spagnolo criminalizza e perseguita con accanimento terapeutico i militanti baschi e le loro lotte; un continuo stillicidio che dovrebbe finalmente invitare tutti ad una riflessione meno superficiale su quanto avviene in Euskadi, inducendo a puntare l’indice contro l’apparato repressivo che ascrive ogni lotta, conflitto o iniziativa all’alveo del terrorismo. Il modo migliore, quindi, per denigrare e al contempo mettere in moto la potente macchina della legislazione emergenziale antiterrorismo.
Ma la cosa che ci sembra più strana è un’altra, ovvero la sistematicità con cui la stampa spagnola mette in moto operazioni diffamatorie come queste. Lo scorso 15 ottobre, ad esempio, il portale web di Qué riepilogava i 27 casi di arresti per terrorismo avvenuti fuori dai confini spagnoli (piccola postilla: in 14 giorni, altri 4 arresti…). Anche in questo caso l’infame litania su Lander veniva ripetuta, e anche in questo caso fu l’agenzia stampa EFE a lanciare la notizia (come si può facilmente vedere all’inizio dell’articolo in questione). Due sono le considerazioni che quindi ci sembrano doverose. Prima di tutto, la riproduzione acritica di veline della polizia repressiva è un’assodata realtà (d’altronde anche da noi succede con la stampa borghese), con l’aggravante della tempistica con cui vengono riprodotte sul web e sul cartaceo. Sfioriamo ritmi settimanali, anche quando non c’è nessun arresto a giustificare un “mostro” sbattuto in prima pagina. In secondo luogo, intendiamo questi fendenti mediatici come un’accurata strategia tesa non tanto a sovrastare la controparte quanto a diffamarla, ad impedire che i movimenti di lotta trovino terreno fertile per aggregare e convincere. Una strategia che inoltre mette in forte difficoltà i compagni che seguono e sostengono le cause degli arrestati per presunzioni varie; forte, infatti, deve essere la controinformazione per dire la verità, il che corrisponde ad un dispendio di energie politiche che se da un lato tutela i perseguiti, dall’altro impone una sottrazione delle stesse ad un livello propositivo, con il rischio che l’attività dei compagni sia relegata ad un piano difensivo, legale e politico. Ovviamente la risposta di autorganizzazione e coscienza di classe su cui conta il movimento basco è più forte di queste operazioni terroristiche; motivo per cui intendiamo dare il giusto peso politico a meschine operazioni come queste che vengono ordite ogni giorno dalla stampa spagnola.
La campagna per la liberazione di Lander, che continua grazie al lavoro quotidiano di compagni italiani e baschi, avvocati italiani e baschi, passa anche attraverso una puntuale controinformazione quando gli organi stampa della repressione spagnola sparano a zero, nel mucchio o su uno solo dei prigionieri politici baschi. L’abbiamo fatto prima, lo facciamo adesso e se dovessero riprovarci saremo qui a smascherare le loro cazzate. A dirgli quanto sono infami.
LANDER LIBERO, LANDER ASKATU!
GORA EUSKAL HERRIA ASKATUTA!
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