Tanto fumo negli occhi

Tanto fumo negli occhi

 

Sono ormai settimane che i quotidiani ci ammorbano l’esistenza con le vicissitudini della banda Batman-Polverini. Oltre ai fatti, evidentemente sintomo e causa stessa della degenerazione umana di un ceto politico ormai senza più attinenza col mondo reale, i commenti dei giornali e delle firme più importanti hanno del sorprendente. Dopo decenni in cui il concetto chiave della nuova politica era considerato l’abbandono della ideologie e dei partiti di massa in favore di una democrazia più matura e più “tecnica”, con l’obiettivo di sostituire i governi politici con delle amministrazioni in stile statunitense

Negli altri paesi le decisioni pubbliche vengono interpretate sempre e comunque come pure scelte di problem solving

Per produrre elite efficaci e competitive dobbiamo assolutamente abbassare il coefficiente di politicizzazione

L’eccesso di politica in Italia, sempre secondo Feltrin, è una delle cause della gerontocrazia che impera nei nostri organigrammi

Dario di Vico, Corriere della Sera inserto “La lettura” 15 aprile 2012

oggi leggendo i giornali scopriamo di non averci capito nulla. La degenerazione sarebbe proprio figlia del tramonto delle ideologie, dei pensieri forti e dei valori condivisi, di organizzazioni di massa basate su partiti socialmente radicati, e così via:

Ma il collasso/incanaglimento del ceto politico non nasce, ripeto, dalla nequizia dei singoli o dall’assenza di controlli (che naturalmente potrebbero sempre essere accresciuti e migliorati). La sua causa vera, così come la causa della sua vastità capillare, sta altrove: sta nella disintegrazione del quadro generale – ideale e istituzionale – in cui quel ceto è chiamato ad agire. Chi oggi inizia a far politica in Italia non ha più alcun riferimento storico-ideologico forte, non può ricollegarsi ad alcun valore; in senso proprio non sa più a nome di quale Paese parla, anche perché ben raramente ne conosce la storia e perfino la lingua; l’Italia che gli viene in mente può essere al massimo quella del made in Italy . Per una ragione o per l’altra, poi, tutto l’orizzonte simbolico ma anche pratico sul cui sfondo è nata e vissuta la Repubblica gli si presenta in pezzi.

Ernesto Galli della Loggia, Corriere della Sera, 25 settembre

Dopo decenni in cui sembrava che il freno principale allo sviluppo economico-politico del paese fosse lo Stato centralizzato, e dopo decenni di retorica trionfante sulle regioni e il federalismo quale strumento principe per risolvere gli annosi problemi della macchina statale, oggi scopriamo che il federalismo ha fatto del male al paese, creando quei carrozzoni burocratici regionali che sono immediatamente degenerati in luoghi di “svolta” di una pletora di sottobosco politico che ha causato più problemi di quanti ne dovevano risolvere.

Dopo anni in cui il problema dell’architettura elettorale veniva considerato uno dei problemi principali della mancata autoriforma della politica, retorica basata quasi esclusivamente sul ritorno alle preferenze come potere inviolabile del cittadino, contro questi parlamenti formati solo da “nominati” dalle burocrazie partitiche, oggi apprendiamo basiti che la degenerazione è figlia proprio del sistema elettorale costruito sulle preferenze (le elezioni regionali sono a preferenze e non a liste bloccate), che creano veri e propri clan territoriali basati sull’elezione del candidato slegato da qualsiasi vincolo collettivo che dovrebbe derivare dall’appartenere a una organizzazione politica.

Insomma, in questi giorni un insieme ideologicamente coerente e trasversale di indicazioni politiche (tutte peraltro sussunte dal programma piduista) viene bellamente ribaltato. Un capovolgimento che avviene con la più sincera spudoratezza, senza il minimo ravvedimento personale, senza tener minimamente conto della coerenza interna di un sistema di pensiero politico che ha caratterizzato ogni formazione politica di questi venti anni, e che ha monopolizzato il discorso politico emarginando chiunque esprimesse una visione alternativa delle vicende politiche di palazzo.

Questo ci conferma ancor di più come tutti i discorsi presenti sui quotidiani, tutte le dichiarazioni dei politici di turno, tutte le manfrine e le finte liti fra presunte fazioni politiche concorrenti, non siano altro che fumo negli occhi, specchietti per le allodole per dimostrare presunte divisioni politiche che in realtà non esistono. Oggi il proporzionale è visto come la risoluzione di tutti i mali, e domani lo sarà il maggioritario. Oggi il problema sono le preferenze, domani le indicazioni dei partiti. Oggi il vero centro del discorso sono le autonomie territoriali, domani diverrà la centralità dell’apparato statale. Tutto in continua mutazione, affinchè nulla cambi davvero.