Occupata la sede di Repubblica. Togliamo il bavaglio alla Val Susa!
In attesa del corteo di oggi pomeriggio (ore 15, piazzale tiburtino – San Lorenzo), questa mattina un ampio gruppo di studenti, precari e attivisti dei movimenti sociali di Roma, tra cui alcuni nostri compagni, ha occupato la sede del quotidiano “Repubblica” e di repubblica.tv in Via Cristoforo Colombo. Il quotidiano è stato invitato a dedicare maggiore spazio alle ragioni della lotta No-Tav, senza ricorrere a superficiali criminalizzazioni, come quella a cui abbiamo assistito dopo il 15 ottobre. Il quotidiano che, quando era presidente del Consiglio Berlusconi, era in primo piano nella narrazione delle lotte, non può ora ridurre la battaglia della Valle ad una questione di ordine pubblico. L’occupazione ha avuto come risultato l’incontro con il vicedirettore di Repubblica, a cui alcuni compagni hanno rilasciato un’intervista che dovrebbe essere pubblicata in prima pagina nelle prossime ore. Nonostante l’arrivo di un imponente numero di poliziotti, carabinieri e agenti della Digos, tutti i compagni sono riusciti ad allontanarsi in corteo senza farsi identificare. Qui sotto il comunicato.
Per chi come noi conosce e ama la Val Susa e la lotta dei suoi abitanti, non è possibile rimanere in silenzio di fronte al trattamento che il vostro giornale, al pari della stragrande maggioranza dei media mainstream, sta riservando ai fatti di questi giorni. Ci sembra che in nome della libertà di stampa si stiano in realtà perseguendo tutt’altri obiettivi: invece di fornire un’informazione il più possibile esauriente ed imparziale sui fatti, si sceglie di presentarne una piccola parte, isolati dal loro contesto, per formare un’opinione.
Quest’opinione è riassumibile così: TINA – There Is No Alternative, e chiunque voglia affermare una verità differente, con la forza e la ragione dei propri discorsi e dei propri corpi, viene bollato come un individuo pericoloso e violento, fuori da ogni regola di convivenza democratica e ostile all’ineluttabile progresso.
Dopo la manifestazione del 25 Febbraio, poco e niente si è riferito delle decine di migliaia di persone che hanno marciato da Bussoleno a Susa per ribadire le ragioni del movimento NO TAV e per protestare contro la maxi-operazione giudiziaria promossa dal procuratore Caselli, e molto invece della provocazione della polizia alla stazione di Torino: come sempre, sbatti il violento in prima pagina.
Mentre Luca Abbà lottava tra la vita e la morte, e mentre centinaia di persone venivano malmenate dalle forze dell’ordine, con cariche violentissime e indiscriminate e una caccia all’uomo fin dentro il centro del paese, voi ritenevate che la notizia principale da dare fosse quella sull’eroico carabiniere che stoicamente resisteva agli “insulti” di un ragazzo che avete bollato come “squadrista”, e che questo fotografasse perfettamente cosa stesse succedendo in quelle ore.
Non siamo giornalisti, ma crediamo che chi fa questo mestiere non possa prescindere dal riportare una pluralità di voci nel racconto di qualcosa di complesso come la realtà. Rimaniamo allibiti di fronte alla scelta che avete fatto in questi giorni: l’unica voce che fate ascoltare è quella di chi ha già tutti i mezzi per farsi sentire, quella del governo di unità nazionale. Ogni altra posizione è destinata al silenzio, o, peggio, ad essere mistificata, riducendola al ruolo costruito a tavolino dell’estremismo.
Guardiamo a ieri: il discorso del premier si fa le domande e si da le risposte: tutte vere, tutte giuste.
E basate, parole sue, su rapporti costi – benefici che sono ancora da completare.
Pensiamo che sia compito di un’informazione plurale porre altre domande. Quello sulla reale utilità di questo progetto, quelle sui rischi per la salute e sull’ambiente, quelle sui costi e su come diversamente potrebbero essere usati quei soldi pubblici. A queste domande ci sono già molte risposte che vengono riprese anche dall’ Economist e da Travaglio vostri alleati contro il governo Berlusconi e che ora non appaiono neanche in un trafiletto del vostro giornale.
Vi manca un pezzo appunto. Quello che parla di una valle che ha il coraggio di difendere da quasi 20 anni il proprio territorio, quello delle cariche della polizia che colpiscono a caso, quello degli oltre 50 feriti seguiti allo sgombero di Chianocco, quello di un invasione militare che non si ferma neanche davanti alla tragedia di Luca.
Voi che avete lottato contro la legge bavaglio oggi state, di fatto, imbavagliando la voce di una valle intera.
Giovani, studenti e precari – che a differenza di Monti non vedono nella TAV la soluzione al loro futuro.
4 cm di Tav = 1 anno di pensione.
3 metri di Tav = 4 sezioni di scuola materna.
500 metri di Tav = 1 ospedale da 1200 posti letto,
226 ambulatori, 38 sale operatorie.
1 km di Tav = un anno di tasse universitarie per 250 mila studenti, oppure 55 nuovi treni pendolari.
TUTTA LA TAV= reddito sociale per tutti!
Sabato 3/3 h 15
P.le Tiburtino
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