condannato a morte in attesa di giudizio
L’altro ieri è morto per una crisi cardiaca (sic), nel carcere Mammagialla di Viterbo dove era recluso, Luigi Fallico. Nonostante lamentasse da giorni dei dolori al petto e la pressione altissima l’infermeria del carcere aveva pensato bene di dargli una tachipirina e rispedirlo in cella. Era stato arrestato due anni fa per uno dei numerosi teoremi sulle fantomatiche “nuove brigate rosse” che in questi anni hanno fatto sbizzarrire la fantasia degli inquisitori. Aeroplanini telecomandati da far schiantare sul G8, presentazioni di libri utilizzate come centro di reclutamento, cellule dormienti con militanti ultrasettantenni… Una caccia alle streghe per cui anche un bisbiglio, una battuta a voce alta o un libro proibito conservato a casa sono stati ritenuti elementi più che sufficienti per sbattere in carcere qualche compagno e costruirsi carriere grazie ai riflettori dei media. Figurarsi poi se si sono intrattenuti rapporti, anche solo d’amicizia o sentimentali, con qualcuno che con la lotta armata c’ha avuto veramente a che fare. E guarda caso su Fallico pendeva anche “l’accusa” di aver avuto una storia con la Lioce, come a dire che non poteva non essere un brigatista. Allora dagli all’untore, al mostro, al terrorista. Come è stato, senza andare troppo in la col tempo, anche per Massimo Papini. Che ha dovuto aspettare due anni (in carcere) prima di essere assolto lo scorso marzo con formula piena. Fallico, sempre che la presunzione d’innocenza valga ancora e valga pure per i comunisti, è morto in carcere da innocente. Condannato a morte in attesa di giudizio.