…CIAO VITTORIO…
Questa mattina abbiamo appreso con sgomento la notizia della morte di Vittorio Arrigoni, attivista nella causa palestinese e voce indipendente che da sempre ci informa del dramma quotidiano che falcidia le vite di chi abita, anzi sopravvive, nella Striscia di Gaza. Dopo il suo rapimento, la cui notizia era giunta ieri versi le 16:30, molti compgani si erano mobilitati in un presidio notturno sotto Montecitorio, pressando le istituzioni italiane affinché si muovessero con rapidità per ottenere la sua liberazione. Purtroppo, nenache l’ipotesi di attendere le 30 ore dell’ultimatum (nel caso non fossero stati liberati alcuni detenuti salafiti) prima di giustiziare Vittorio è stata rispettata; la polizia di Hamas aveva intercettato il commando, era riuscita a braccarne un paio che avevano fornito indicazioni sul luogo dove Vittorio era rinchiuso, alla periferia di Gaza City. Stavano per raggiungere l’appartamento in cui era detenuto il nostro compagno. Al loro arrivo, però, il corpo di Vittorio era già senza vita; soffocato, si dice. Ci addolora salutare un uomo, un compagno, un simbolo di forza e libertà come Vittorio; uno che abitava nella striscia di Gaza dal 2008, uno sempre pronto a dare contributi e verità sulla questione dell’occupazione israeliana (quante volte l’abbiamo sentito intervenire telefonicamente da Gaza alle mille iniziative fatte tra università, centri sociali etc?); un attivista, chiamatelo come vi pare – ci mancherà.
Riportiamo di seguito, a tal proposito, un breve intervento della Redazione di Contropiano.
15-04-2011/07:59:40 — Vittorio è stato ucciso. Il gruppuscolo salafita che lo aveva rapito ieri mattina non ha nemmeno atteso la scadenza che aveva fissato per stasera. La polizia di Hamas lo ha trovato morto, forse soffocato. Due persone sono state arrestate, una terza viene ricercata.
Vittorio Arrigoni, attivista di 36 anni,vicino ai palestinesi per scelta, da anni a Gaza, unica voce libera da quell’inferno a cielo aperto, è stato ucciso. Il suo corpo è stato trovato in un appartamento di Gaza City dai miliziani di Hamas, nel cuore della notte. I sequestratori avevano fissato per le 16 di oggi per il rilascio dei loro «confratelli» detenuti, pena l’uccisione dell’ostaggio. Yiab Hussein, portavoce del ministero dell’Interno del governo di Hamas a Gaza, ha reso noto che Vittorio sarebbe stato soffocato qualche ora prima del blitz. Ieri sera era stato diffuso un video su youtube in cui si vedeva Vittorio legato, bendato, ferito forse da percosse, trattenuto per i capelli. A rivendicare c’era la Brigata Mohammed Bin Moslama, sigla quasi sconosciuta della galassia salafita di Gaza, in qualche modo affine ad Al Qaida. Nel video scorreva una sovraimpressione in arabo che lo accusava di propagare i vizi dell’Occidente fra i Palestinesi, imputava all’Italia di combattere contro i Paesi musulmani e ingiungeva ad Hamas di liberare i salafiti detenuti nella Striscia entro 30 ore (le 16 italiane di oggi).
Secondo Hussein, le indagini hanno portato all’arresto d’un primo militante salafita, che ha rivelato dove si trovava “il covo”: un appartamento nel rione Qarame. Una breve sparatoria ha portato alla cattura di un secondo salafita. Vittorio però era già morto.
Hussein ha espresso la volontà di Hamas di «stroncare ora tutti i componenti del gruppo» dei rapitori e ha condannato l’uccisione di Arrigoni – indicato come «un amico del popolo palestinese» – definendola «un crimine atroce contro i nostri valori».
«Ci sono forze che vogliono destabilizzare la Striscia di Gaza, dopo anni di stabilità e sicurezzà. E ha inoltre ipotizzato che gli ultraintegralisti – negli ultimi due anni ci sono stati tentativi di sollevazione contro Hamas, come quello represso nel sangue nel 2009 nella moschea-bunker di Rafah – abbiano sequestrato Arrigoni non solo per cercare di ottenere il rilascio dei loro compagni arrestati, ma anche perchè ideologicamente ostili alla presenza di stranieri e “infedeli”.
In qualche misura è anche un gesto contrario al possibile arrivo della nuova Freedom Flotilla. Arrigoni è stato il primo straniero a essere rapito a Gaza dopo il giornalista britannico della Bbc Alan Johnston, circa quattro anni fa, da un altro gruppo locale simpatizzante di Al Qaida, l’Esercito dell’Islam, e liberato dopo 114 giorni di prigionia e lunghe trattative.
L’attivista italiano erano molto noto a Gaza dove lavorava per conto dell’International Solidarity Movement. Aveva partecipato in passato alla missione di una delle prime flottiglie salpate per sfidare il blocco marittimo imposto da Israele.
Questo il link del suo blog, da cui informava il mondo su quel che accadeva a Gaza, aggiornato con passione unica fino all’altroieri, poche ore prima d’essere rapito.
http://guerrillaradio.iobloggo.com/