Nostalgia canaglia…
Dissolvenza incrociata. Flashback. E’ la notte tra il 2 e il 3 dicembre del 2006 e siamo fuori dall’hotel Riviera, sul malecon de La Habana. Jorge, un compagno cubano, c’ha consigliato di arrivare presto, prestissimo, al massimo per le tre del mattino. Altrimenti c’è il rischio che non riusciamo a vedere niente. Quando ce l’ha detto l’abbiamo guardato tutti un po’ perplessi. Siamo abituati ai cortei che partono con la canonica ora di ritardo, ai compagni che se la prendono comoda e l’idea che le strade siano piene già all’alba sinceramente ci lascia spiazzati. Però ci fidiamo e così molti di noi, tra un rum e due chiacchiere, nemmeno vanno a dormire. Ci muoviamo che è ancora notte fonda, eppure le strade brulicano di gente. La calle 2, quella che sale parallela al Paseo, è talmente gonfia di persone che si passa a stento. Scegliamo di fermarci nella prima traversa in cui c’è un po’ di posto. Quelli intorno a noi dovrebbero essere universitari, almeno a giudicare dall’età media. E ce ne stiamo li, in piedi, pigiati come sardine ad aspettare per più di tre ore che inizi il desfile militar. Noi, che in Italia le parate militari solitamente le andiamo a contestare. Ma in questa isola incredibile, si sa, le cose cambiano di segno e ce ne accorgiamo quando iniziano a passare i primi reparti di mambises a cavallo, i guerriglieri della prima guerra di liberazione cubana. Tutti esultano, acclamano, partecipano. Dopo di loro è il turno del Granma. Intorno allo yacht i bambini delle scuole elementari sventolano fazzoletti azzurri rievocando quel braccio di mare che nel 1956 Fidel, il Che e gli altri 80 rivoluzionari del M-26-7 attraversarono per iniziare la rivoluzione. Dietro di loro sfilano le tre colonne di barbudos che in soli tre anni seppero sconfiggere l’esercito di Batista e ancora più dietro i reparti delle FAR, le Forze Armate Rivoluzionarie. Ci rendiamo conto che quello a cui stiamo assistendo è molto di più di una semplice parata, è la rappresentazione plastica della storia di un popolo e della sua lotta per l’indipendenza. Vengono rievocati i giovani alfabetizzatori del 1961, i combattenti delle missioni internazionaliste, i medici e gli insegnati inviati in ogni parte del mondo. Poi, passato l’ultimo carro armato, succede qualcosa di incredibile. La folla travolge le transenne e irrompe disordinata e festosa dietro la parata. Corre, canta, grida. Noi siamo letteralmente trascinati da quell’onda umana e dall’entusiasmo che genera. Rischiamo di perderci, però alla fine riusciamo a ricompattarci e ad aprire il nostro striscione e così sfiliamo per plaza de la revoluciòn. Nuova dissolvenza. Il flashback s’interrompe e siamo di nuovo al 16 aprile del 2011. Cubadebate ha appena pubblicato le foto della parata militare con cui è stato celebrato il 50° anniversario della dichiarazione della natura socialista della rivoluzione cubana. Nostalgia canaglia… avremmo pagato oro per essere ancora li, a festeggiare quella che da più di mezzo secolo è la rivoluzione “de los humildes, por los humildes y para los humildes”.