Un po’ di chiarezza e qualche speranza autunnale
Qualcuno, in questi giorni, ci domandava perché non avevamo scritto niente sullo sciopero, non avevamo commentato le ultime cadute borsistiche, oppure non avevamo ancora analizzato la finanziaria che sta per essere approvata anche alla Camera. Qualcun altro, invece, ci chiedeva dove stavamo il giorno dello sciopero: perché, dopo tanto tempo speso a reclamare una risposta dei sindacati, quando questa arriva noi ci partecipiamo in posizione defilata e sicuramente poco impegnata. Tutte osservazioni che meritano una risposta, a cui ovviamente non ci sottraiamo.
Anzitutto, ringraziamo per la (sovra)stima che emerge da questi commenti. Non pensiamo minimamente di poter spostare alcunché con i nostri articoli, quindi non sentiamo l’esigenza di dare la linea, o di creare opinione, commentando puntualmente tutto ciò che succede in Italia e nel mondo. Quando questo avviene è sempre imprevedibile, ne siamo orgogliosi ma non pensiamo rappresenti niente più di una felice casualità (cioè quando qualche nostro articolo crea opinione..). Non rappresentiamo (per fortuna) nessuno se non noi stessi, quindi (per fortuna) non abbiamo l’obbligo di esprimere sempre e comunque una posizione da seguire. Non abbiamo alcun obbligo etico, o morale nell’aggiornare il sito, e se lo facciamo è solo per nostro piacere, perché ci diverte, perché ci piace condividere con altri compagni quello che pensiamo sugli avvenimenti che ci sentiamo di commentare. Abbiamo anche i nostri tempi, che non sempre coincidono con l’aggiornamento costante di notizie 24h su 24h. Mettiamoci pure che ad Agosto molti di noi si trovavano in vacanza. E si, perché dopo aver lavorato precariamente per un anno intero, chi può se ne va un po’ a rilassarsi altrove, chi non se lo può permettere in ogni caso stacca, si riposa, si fa un po’ i fatti propri, senza avere l’ansia da aggiornamento continuo del blog. Non siamo contro le ferie, anzi. Questa vulgata ultrapopulista per cui in periodi di crisi dovremmo tutti riposarci di meno ci sembra una colossale baggianata degna forse del peggior Grillo, ma certo non la pensiamo noi che lavoriamo (davvero) tutti i giorni dell’anno (per cui, appena possiamo, ci riposiamo). Oltretutto, è una colossale stronzata. Non c’è lavoro, chi non parte perché non ha tempo, soldi o voglia non ha come alternativa il lavoro ma il riposo forzato a casa, in cassa integrazione, o in attesa di qualche chiamata del padrone di turno, una sostituzione improvvisa, e via dicendo. Insomma, non solo non c’è lavoro, ma neanche ti puoi permettere una vacanza, perché il capitale poterebbe sempre avere bisogno di te. Miracoli della flessibilità.
Detto ciò, tutti questi non sono i motivi principali per cui non abbiamo commentato i fatti di queste ultime settimane. Il problema è nel merito. Stiamo parlando, su questo blog e altrove, di questa crisi economica e finanziaria da più di tre anni. Negli ultimi mesi, poi, gli articoli che cercavano di chiarire il nostro punto di vista su cosa sia questa crisi e dove andremo a finire sono apparsi praticamente quotidianamente, e continueranno ad apparire. Non sarà certo qualche caduta in borsa che ci farà cambiare idea o sposterà anche solo di una virgola tutto il nostro ragionamento su che cosa ha provocato questa crisi, come evolverà e i relativi rimedi che si potrebbero mettere in campo per affrontarla. Non inseguiamo i titoli dei giornali; il catastrofismo di questi giorni fa il paio con chi continua a perseverare nell’errore di ritenere questa una crisi solo finanziaria, a cui bisogna rispondere con fasulle forme di solidarietà nazionale in vista del mitologico pareggiodibilancio. E quindi, salta dalla sedia al prossimo tonfo in Piazza Affari o all’innalzamento dei famigerati spread fra i nostri titoli e quelli tedeschi. Come se l’abbassamento eventuale di questi parametri finanziari (irreali) non significhi, nella realtà, un impoverimento generale di coloro che, da soli, pagheranno questa crisi: i lavoratori dipendenti e i precari.
Imbrigliandoci in un dibattito superfluo, inutile e fumoso fra debiti pubblici, spread, risposte dei mercati, valutazione delle borse e quant’altro facciamo solo il gioco di chi ha causato questa crisi e ci sta speculando sopra. E’ solo fumo negli occhi, e noi dovremmo tutti quanti parlarne un po’ di meno. Rivendichiamo, infatti, il diritto a non partecipare ad un dibattito allestito da chi ha generato questa crisi e non sa come uscirne. Noi parliamo d’altro, che non significa disinteressarsi a ciò che sta avvenendo anche a livello finanziario, ma di comprenderlo meglio per andare al nocciolo delle questioni, che non cambiano a seconda dei titoli di Repubblica in funzione antiberlusconiana, ma sono delle condizioni strutturali di questo sistema economico che sono presenti da anni, da secoli addirittura, con i dovuti aggiornamenti.
Veniamo ora alla manovra finanziaria. Abbiamo già detto, qualche giorno fa (non mesi fa, ma ad Agosto, precisamente il 6 e il 10) di come di fatto il nostro paese sia commissariato economicamente e politicamente dalla banca europea e dalle istituzioni economiche tedesche. Non ci ripetiamo. Il problema, piuttosto, è un altro: cosa ci potevamo aspettare dal governo Berlusconi in termini di manovra finanziaria? Forse che sarebbe stato anche solo possibile immaginare una manovra diversa? Forse che quando non eravamo commissariati, o quando al governo c’erano i centrosinistri, le misure economiche erano anche solo di una virgola diverse, più popolari, più attente al lavoro, ai diritti, ecc..? Ha ovviamente senso, anzi è necessario, mobilitarsi contro questa finanziaria, ma ha senso parlarne, criticarla come se fosse stata possibile una finanziaria diversa, o accusare di una qualche forma di tradimento rispetto ad alcunchè? In ogni caso, anche su questo argomento ne abbiamo parlato a non finire nei mesi precedenti, visto che questa manovra economica gira da tre mesi, non da ieri o l’altro ieri. Non sentiamo per nulla la necessità di intervenire nuovamente, ci troveremmo costretti solamente a ripeterci, e dunque a risultare noiosi o pedanti. Il nostro pensiero è chiaro, non serve ribadirlo ad ogni zero virgola che perde la borsa di Milano, o all’ennesima misura che colpirà i lavoratori e i precari. Come se cambiasse qualcosa, come se fosse possibile qualcosa di diverso in questo contesto. In questo contesto l’unica forma di analisi soddisfacente è la lotta contro tutto ciò che ci circonda politicamente, contro tutti i padroni nazionali e sovranazionali.
Arriviamo al terzo punto, lo sciopero generale. E’ vero, nei mesi (e negli anni) precedenti lo abbiamo richiesto a gran voce, ci siamo lamentati che non veniva preso in considerazione, di come fosse possibile un immobilismo sindacale di fronte ad una delle peggiori stangate sociali della nostra storia repubblicana. Siamo contenti che sia stato lanciato, peraltro. Il punto è un altro. Lo sciopero indetto dalla CGIL non è lo sciopero montato dopo mesi di mobilitazioni, nato dal basso, dalle lotte operaie e precarie, come sarebbe stato sacrosanto indire dopo lo scorso autunno. No, la CGIL ha scientificamente aspettato che si spegnesse ogni tipo di protesta sociale per indire lo sciopericchio del sindacato. Fare uno sciopero nel momento clou della protesta sarebbe stata una concessione troppe evidente alle ragioni della piazza e dei lavoratori. Così com’è, invece, è lo sciopero della sola CGIL, fatto per evidenti manovre di posizionamento con gli altri sindacati e in sintonia con l’”opposizione” politica democratica in parlamento. Non è, evidentemente, lo sciopero che noi ci aspettavamo. Non è nato dalla spinta dei lavoratori, non è il risultato di precedenti mobilitazioni, non è l’evento sul quale far ricadere tutti i momenti d’opposizione che si sono alternati in questi mesi.
No, è lo sciopero calato dall’alto. Come a dire, adesso che vi siete calmati, ora che siete in vacanza, possiamo fare il nostro sciopero senza il rischio che questo venga sovradeterminato da altre forze sociali, che si generalizzi, che diventi davvero lotta politica e non mero appuntamento sindacale.
Però a questo punto noi vogliamo proprio capovolgere la problematica: la CGIL ha fatto bene, fa il suo lavoro da sindacato moderato. Il problema è di chi cerca di tirare per la giacchetta pezzi di sindacato cercando di fargli fare politica. E’ bene che le due cose rimangano separate, chi fa sindacato si occupi dei lavoratori e basta, senza andare alla ricerca di alchimie politiche che nella storia si sono sempre rivelate disastrose. Il problema della CGIL è nella sua moderazione sindacale, non nelle sue scelte politiche e “tempistiche” su quando e come scioperare.
Nonostante ciò, però, è ovviamente stato un bene che questo sciopero sia avvenuto. Era sacrosanto e, nelle forme e nei limiti dei nostri lavori e del nostro tempo, abbiamo partecipato, alle manifestazioni come alle azioni dei giorni successivi. Non chiedeteci però di esserne entusiasti, di questo sciopero e di questo momento politico che stiamo attraversando. Quello che è avvenuto è molto lontano dall’essere il minimo sindacale rispetto alla catastrofe che stiamo attraversando.
Detto questo, però, confidiamo molto in questo autunno, e soprattutto confidiamo molto nella giornata di mobilitazione europea lanciata per il 15 Ottobre. E’ un appuntamento sul quale cercheremo, nel nostro piccolo, di lavorare. Convinti che sia necessaria, oggi più che mai, una risposta europea a questa crisi, e che questa possa giungere anche da giornate di mobilitazioni comuni come quella di Ottobre. Sarà una giornata che verrà declinata a livello nazionale dai vari movimenti, e forse avremmo sperato in una qualche mobilitazione unitaria e determinata, anche per lasciare sullo sfondo eventuali beghe e problemi italiani che oggi hanno poca ragion d’essere. Ma da qualche parte si dovrà pur cominciare, e questa potrebbe essere la data che dia il via ad un altro autunno caldo, che apra le danze verso nuove forme di mobilitazione. Staremo a vedere, con il nostro abituale ottimismo della volontà e il solito pessimismo della ragione.
p.s. http://www.carmillaonline.com/archives/2011/08/003994.html#003994
questa è un’analisi interessante, anche se uscita un mesetto fa, scusate la segnalazione in ritardo, ma tanto crediamo che l’abbiate tutti già notata.