Accanto agli operai della Fincantieri! Domani manifestazione a Roma
Mentre l’Italia intera si interroga sulle scommesse di Beppe Signori e sulla colpevolezza di Zio Michele da Avetrana, ci sono migliaia di operai che stanno vedendo pesantemente minacciato il loro posto di lavoro: parliamo, degli operai di FinCantieri, in particolare di quelli degli stabilimenti di Castellammare di Stabia (Napoli) e Sestri Ponente (Genova).
Lo scorso 23 maggio, la FinCantieri ha presentato un piano basato su una forte riduzione della capacità produttiva del Gruppo, colpito da quella crisi di sovrapproduzione che ancora cercano di spacciarci per crisi finanziaria. Crisi di sovrapproduzione i cui costi si devono evidentemente scaricare sugli operai, spremuti finora fino all’osso. Il Piano prevede, infatti, la chiusura dei due cantieri di Castellammare e Sestri Ponente, lo spostamento della attività di costruzione navale e degli addetti da Riva Trigoso (Genova) al cantiere del Muggiano (La Spezia) ed una riorganizzazione di tutti i cantieri del Gruppo, per un taglio complessivo – tra tutti i cantieri, non solo in quelli di cui è stata prevista la chiusura – di oltre 2.500 posti di lavoro su 8.500, a cui si sommano altre migliaia nell’indotto. Esemplari, anche in questo caso, le parole dell’amministratore delegato della FinCantieri, che ha affermato che «ci aspettano tempi difficili e decisioni anche dolorose, ma continuiamo a credere che con il supporto dei nostri capi ne usciremo e ne usciremo più forti»: ancora una volta, dunque, la retorica del “piano duro ma necessario” viene propagandata da dirigenti dagli stipendi milionari, che provano a convincere gli operai che licenziamenti e peggioramento delle loro condizioni di lavoro siano il male minore per risollevare le sorti dell’azienda.
Si tratta però, come è evidente, di un piano inaccettabile per migliaia di persone, che perderebbero drasticamente il loro posto di lavoro. La chiusura dei cantieri, tra l’altro, non riguarderebbe soltanto gli operai del Gruppo in senso stretto: nel caso di Castellammare, ad esempio, ai 600 lavoratori dei cantieri che rimarrebbero disoccupati si aggiungerebbero altri 1.200 lavoratori dell’indotto. Sarebbe l’intera cittadina a rimanere senza lavoro, con le tragiche conseguenze che non è difficile immaginare in una zona con percentuali di disoccupazione già altissime.
Non è un caso se, negli ultimi giorni, la lotta degli operai dei vari cantieri della FinCantieri – salita agli onori delle cronache più per la testa di una statua di Garibaldi gettata in un cesso che per le sue ragioni – è stata fatta propria dai cittadini delle località colpite, dagli studenti, dagli operai di altre fabbriche, da disoccupati e precari, da religiosi e commercianti. Migliaia di persone che hanno partecipato a cortei, scioperi, occupazioni, manifestazioni, sit-in, blocchi stradali e ferroviari. La risposta davanti alla protesta legittima di questi operai? Cariche, manganelli e repressione, ovviamente.
Domani, venerdì 3 giugno, a Roma, ci sarà un incontro tra il governo, i sindacati e la FinCantieri. Gli operai del Gruppo verranno a Roma in migliaia, per sostenere il loro diritto al lavoro, contro ogni ipotesi di chiusura dei cantieri e contro qualsiasi soluzione che preveda l’uso di ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità, incentivi all’esodo) che preludono al licenziamento forzoso. Invitiamo tutti i compagni e tutte le compagne a portare il loro sostegno agli operai della FinCantieri, per dire no ai licenziamenti e alla chiusura dei cantieri.