democraFIAT
O votate come voglio io oppure votate come voglio io, le possibili scelte contemplate dalla democraFIAT si riducono alla fin fine a questo amletico dubbio. Difatti Marchionne ieri non poteva essere più chiaro quando ha detto che in caso di rifiuto dell’accordo da parte dei lavoratori di Mirafiori l’azienda da lui guidata non investirà più nella fabbrica torinese. Tanto valeva, in tempi di crisi, disoccupazione e cassa integrazione, puntare una pistola alla tempia dei lavoratori al momento del “libero” voto. Ora, senza dover per questo sognare di vivere nel socialismo, crediamo che in uno stato anche solo sovrano e (liberal)democratico queste parole avrebbero dovuto suscitare la reazione indignata di istituzioni, partiti e sindacati. Qualcuno avrebbe dovuto magari far notare al signor Marchionne che se la FIAT oggi è ancora in grado di produrre pessime auto e perchè negli ultimi decenni ha potuto contare su miliardi (di vecchie lire) e milioni (di nuovi euro) sottratti ai contribuenti sotto forma di agevolazioni fiscali, sovvenzioni dirette e indirette, incentivi e regalie di interi settori di industria pubblica. Il che, in un paese in cui le tasse le paga solo chi ha la ritenuta alla fonte, equivale a dire che se la FIAT è ancora in vita lo deve solo e soltanto ai lavoratori. Per non parlare poi del plusvalore estorto a chi in FIAT c’ha sputato l’anima per poi essere preso a calci nel culo quando s’è trattato di ristrutturare, ma questi si sa sono ragionamenti da pericolosi comunisti. Chi fa più specie, però, è il sindacato. E non ci riferiamo certo a quelle propagini aziendali in cui da tempo si sono trasformate CISL e UIL. Parliamo invece della CGIL che in questi giorni per voce della sua segretaria Camusso sta facendo di tutto per indebolire la posizione della FIOM sperando in questo modo di poter finalmente tornare a sedersi al tavolo della concertazione. Intervenendo urbi et orbi un po’ da tutti i giornali e le televisioni nazionali la segretaria della CGIL continua a sostenere che in caso di vittoria dei Si al referendum la FIOM dovrebbe fare uno sfrozo di “realismo”, accettare il verdetto e firmare anch’essa l’accordo. E’ dovuto addirittura intervenire Cofferati per ribadire che è lo stesso statuto del’ sindacato dei metalmeccanici a rendere impossibile tale ipotesi e che su alcuni diritti ritenuti “incedibili” come la libertà di sciopero e di associazione non si può derogare. E il fatto che Cofferati sia diventato” l’ala sinistra” l dice molto lunga su quanto in realtà sia scivolato a destra il dibattito politico e sindacale in questo paese. Il fatto però, è che la controreplica è stata ancora più imbarazzante della prima affermazione, in quel vabbè un modo per firmare si trova c’è tutta l’ansia neocorporativa che ha portato i lavoratori italiani nella condizione in cui sono. In tutta Europa si sono succeduti numerosi scioperi generali contro la crisi, in tutta Europa tranne che in Italia, un motivo ci sarà…