Dillo alla Luna
Il prossimo uomo a camminare sulla Luna (ammesso che ce ne sia stato davvero un primo) sarà cinese. Lo afferma lo scienziato britannico Colin Pillinger dopo la rinuncia degli USA per problemi di bilancio al programma Constellation. Al di là dell’importanza del fatto in sè, appare evidente che come negli anni della Guerra Fredda la corsa allo spazio fotografi gli equilibri geostrategici mondiali, soprattutto nel cosiddetto G2. Equilibri che da diversi anni sono sempre di più a svantaggio di Washington e a vantaggio di Pechino. Lunedì scorso è stato presentato il bilancio federale degli Stati Uniti e la situazione, a detta degli stessi economisti a stelle e strisce, è drammatica. Un buco di 1600 miliardi di dollari, qualcosa come l’11.6% del PIL, cifre, come riporta oggi il Corriere, da Guerra Civile o da Guerra Mondiale, ovvero il prezzo del warfare propugnato da Bush. Come gli USA intendano ripianare questo debito e mantenere il loro dominio è la domanda che dovrebbe agitare i sonni di tutti gli abitanti del pianeta, anche perchè, come abbiamo già scritto tempo addietro, oltre la metà di questo debito è oggi “paradossalmente” in mano alla Cina che se da un lato ha tutto l’interesse alla stabilità del dollaro, dall’altro reclama un nuovo ruolo a livello planetario. Ci viene quindi da leggere in questo quadro gli ultimi due “sgarbi” (armi a Taiwan e incontro col Dalai Lama) dell’amministrazione Obama che tanto hanno fatto irritare Pechino. Speriamo di sbagliarci.