il colono della sera
Israele versus il popolo palestinese. Quale delle due cause sposi il Corriere della Sera nel conflitto mediorientale è risaputo da anni, e ovviamente non è quella degli oppressi e dei colonizzati. Se qualcuno nutrisse ancora qualche dubbio c’ha però pensato oggi il buon Francesco Battistini a fugarlo. Prima con l’articolo a pagina 18 in cui nel titolo usa Gerusalemme, e non Tel Aviv, come sinonimo di Israele. Ignorando così che nè le Nazioni Unite nè l’Unione Europea riconoscono la cosiddetta “città santa” come capitale dello stato ebraico. A farlo sono solo Israele, ovviamente, gli Stati Uniti, altrettanto ovviamente, e, guarda caso, tutti i loro servetti prezzolati. Ma questo dev’essere un dettaglio insignificante per chi vede in Washington la capitale delle libertà. Poi, per la serie oggi nun se famo mancà niente, ecco un bel servizio su Sette (il supplemento del giovedì) in cui in preda ad un’erezione militarista il giornalista racconta e descrive con tanto di foto i membri di Shayetet 13, l’unità di forze speciali della marina israeliana responsabile del massacro di pacifisti del 31 maggio scorso. Com’era lintuibile nell’articolo non c’è nessun giudizio negativo rispetto a questa versione kosher di Rambo, certo Battistini non arriva a definirli degli “eroi” come ha fatto sullo stesso giornale Pacifici qualche giorno addietro, ma racconta quasi rapito alcune delle “epiche” gesta di questo commandos: l’assasinio ad Iskenderun (Turchia) di 6 soldati turchi il 31 maggio del 2010 come rappresaglia per le nuove alleanze regionali di Ankara; l’assalto alla nave Marmara e la strage di pacifisti sempre lo stesso giorno, l’eliminazione di un generale siriano a Tartus (Siria). Tutti crimini che per qualsiasi altro paese verrebbero definiti con il nome che meritano: terrorismo di stato. Ma è inutile fingersi ingenui, per la giustizia internazionale e i “liberi” giornalisti è risaputo che i pesi e le misure sono e saranno sempre rigorosamente due.