la malainformacion
Cercare di analizzare la maniera con cui la grande stampa italiana racconta Cuba ricorda un po’ le fatiche di Sisifo e, alla lunga, rischia di diventare noioso sia per chi scrive che per chi legge. Sempre gli stessi pregiudizi, le stesse bugie, gli stessi artifizi retorici, insomma una tiritera che non cambia mai… che palle. Però sappiamo pure che quello dell’informazione e della costruzione dell’opinione pubblica è uno dei campi più delicati della lotta politica e che non può essere certo abbandonato per stanchezza, per cui, imperterriti, rieccoci qui. La notizia di partenza è la scarcerazione di 5 controrivoluzionari arrestati e condannati nel 2003 per aver pianificato e messo in opera, con la supervisione e sotto l’ausilio del governo statunitense, un piano di attentati e dirottamenti volto a destabilizzare il Paese. I cinque, una volta fuori dal carcere, verranno espulsi da Cuba e saranno accolti dalla Francia o dalla Spagna. Nei prossimi mesi, presumibilmente, altri 47 detenuti, condannati per gli stessi reati, godranno di un analogo trattamento. La liberazione di controrivoluzionari non rappresenta certo una novità nella storia della revoluciòn e rientra in quel comprensibilissimo ma al tempo stesso complesso “do ut des” diplomatico con cui il governo cubano cerca di aggirare le conseguenze cinquantennali del blocco economico statunitense. Fin qui, come dicevamo, i fatti. Come sempre accade in questi casi, però, la notizia invece di diventare spunto di approfondimento e riflessione si è trasformato nell’ennesimo pretesto per rovesciare un po’ di merda su Cuba. Che strano, eh? Per cui l’altroieri, dopo aver letto l’ennesimo articolo di Cotroneo sul Corsera, avevamo pensato di farci sopra un post e di controbattere ad alcune delle grossolane inesattezze scritte dal giornalista. Siamo quindi andati sulla pagina internet del giornale per cercare l’articolo in questione così da poterlo linkare e, sorpresa sorpresa, ne abbiamo trovato un altro molto simile, fonte ANSA, pubblicato il giorno prima solo nella versione online. Simile, dicevamo, ma non propriamente uguale. Anzi per certi aspetti “semanticamente” molto distante da quello firmato da Cotroneo sulla versione cartacea del giornale il giorno dopo. Li abbiamo quindi messi a confronto e ci siamo resi conto di due cose: la prima è che l’articolo di Cotroneo è stato costruito usando come canovaccio quello dell’ANSA. Poco male direte voi, fanno così un po’ tutti i giornalisti. Solo che il nostro dovrebbe essere un inviato, ragion per cui ci aspetteremmo da lui almeno un pizzico di originalità e non dei copia e incolla di cui tutti sono capaci. L’unico sforzo fatto da Cotroneo, è questa è la seconda notazione, è stato quello di sostituire alcuni termini evidentemente ritenuti troppo neutri con altri più esplicitamente negativi. Tanto per fare un esempio. L’articolo del 7 luglio recita: Il governo cubano libererà 52 prigionieri politici: cinque verranno rilasciati nelle prossime ore e «potranno trasferirsi a breve in Spagna» mentre gli altri 47 saranno liberati nel giro di tre-quattro mesi: anche loro potranno «lasciare il Paese». Quello di Cotroneo diventa: Il regime cubano libererà 52 dissidenti in carcere: cinque di loro potranno esiliarsi in Spagna mentre per altri 47 l’autorizzazione a lasciare l’isola arriverà «nel giro di tre-quattro mesi». Quindi grazie al “lavoro” del solerte giornalista il governo cubano (termine che implicitamente riconosce la legittimità e il sostegno di cui godono le istituzioni) diventa il regime cubano (termine che invece da il senso di un sistema imposto con la forza e la brutalità). I prigionieri politici (definizione che ammette la possibilità che alcuni di loro abbiano commesso dei reati) diventano i dissidenti in carcere (ovvero persone recluse per reati di opinione). E il loro trasferimento in Spagna diventa un esilio forzoso, così da farli percepire più come dei “patrioti” in fuga dalle persecuzioni piuttosto che come dei detenuti che grazie a congiunture politiche internazionali per loro fortunate riescono ad evitare di scontare tutta la pena. Uno slittamento semantico di non poco conto. Provate solo a immaginare se Battisti, tanto per fare un nome a caso, venisse descritto da un qualsiasi giornale come un dissidente costretto all’esilio dal regime italiano. Sai che levata di scudi bipartisan? Questa operazione di maquillage al contrario è poi accentuata dalla reiterata abitudine (anche in questo caso non casuale) di non citare mai, quando li si menziona, la carica pubblica ricoperta dai dirigenti cubani. Il tutto, ovviamente allo scopo ribadire, anche se in maniera subliminale, la natura presuntamente “dispotica” e “personalistica” della carica occupata. Per cui mercoledì, poco prima di rientrare a Madrid, Moratinos è stato ricevuto dal presidente Castro, in un colloquio al quale erano presenti anche lo stesso cardinale Ortega e il ministro degli esteri cubano, Bruno Rodriguez diventa un incontro tra Raul Castro, il cardinale Jaime Ortega e il ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos. Sempre riguardo al doppiopesismo informativo di cui è campione la nostra stampa, è interessante notare come le prove materiali della colpevolezza dei 75 arrestati prodotte nel corso di un regolare processo: video, foto, ricevute dei versamenti del governo USA, testimonianze di agenti infiltrati, ecc. ecc. (per chi vuole documentarsi c’è il bel libro “el camajàn cubano” ed. Achab) vengano tranquillamente derubricate come accuse assai pretestuose; mentre invece nella nostra democraticissima Italia le prove tutte indiziarie contro dei compagni sono più che sufficienti per sbattere il mostro brigatista in prima pagina e felicitarsi per i 15 anni di carcere comminati esclusivamente per reati associativi. Una forma di garantismo presbite che ben conosciamo ma che non smetteremo mai di denunciare. Per la cronaca ieri il dissidente Farinas ha interrotto il suo 23° sciopero della fame, un vero recordman che rischia seriamente di intaccare il primato del nostro Marco Pannella… a proposito, ma anche lui è un dissidente perseguitato dal regime?