Per la serie: meglio perderli che trovarli!
Dall’intervista rilasciata da D’Alema al Corriere della Sera di oggi.
Fini non è diventato di sinistra e non è l’alleato di operazioni strumentali, ma è l’interlocutore importante – e per questo dialogo con lui da anni – di un centrosinistra che capisce che il Paese non si può più governare in questo modo, altrimenti non saremo capaci di affrontare i problemi di fondo. Già, perché l’altro tema, che il centrodestra si ostina a nascondere, riguarda il fatto che mai l’Italia ha raggiunto risultati così negativi. È vero, la crisi c’è stata per tutti ma non c’è confronto tra la nostra capacità di reazione e quella degli altri Paesi. Malgrado l’enorme concentrazione di potere nelle mani di Berlusconi, il suo governo non è stato in grado di promuovere nessuna delle riforme strutturali necessarie al Paese. Significa che questo tipo di democrazia plebiscitaria non produce decisioni perché si basa sull’accumulazione del consenso, sui sondaggi e gli indici di gradimento, mentre sappiamo bene che per fare le vere riforme è necessario sfidare interessi costituiti, rischiare di creare dissensi e scontento. Altrimenti è solo demagogia. Per questo, le riforme esigono la politica democratica, quella politica capace di chiedere un sacrificio oggi per un vantaggio domani.
Che tradotto dal politichese significa: cari padroni, solo noi siamo in grado di tagliare ancora di più salari e pensioni (grazie anche alla complicità dei sindacati confederali).