e allora classe operaia e non religione…!
Il 22 Giugno si terrà tra i lavoratori della FIAT di Pomigliano D’Arco un ricatto padronale infame, vigliacco, schiavista che non hanno vergogna a chiamare “referendum”. Si chiederà ai lavoratori se preferiscono essere licenziati o adeguarsi al nuovo modello di sviluppo targato Marchionne, fatto di scioperi vietati, malattie non pagate, turni in più, straordinari a piacimento del padrone, pause ridotte. E’ un lento e inarrestabile ritorno ai primi anni del ‘900. E’ il voto che spalancherà le porta al neoliberismo selvaggio in fabbrica, all’assenza di regole e di diritti sindacali, al ritorno del lavoratore alla condizione di semi-schiavo.
A tutto questo i lavoratori di Pomigliano D’Arco risponderanno probabilmente di si, cercando di salvare almeno quel poco di lavoro piuttosto che il niente fatto della disoccupazione senza welfare. Non biasimiamo, ci mancherebbe. Il sindacato però deve dire di no. La FIOM ha oggi tra le sue mani una delle vertenze più importanti degli ultimi trent’anni, persa la quale ogni accordo contrattuale partirà dal concetto intrinseco a questo contratto: se in Cina, o nell’est Europa, o ovunque i lavoratori non hanno diritti, si produce a minor costo, i lavoratori italiani non si dovranno lamentare perchè sennò la produzione verrà spostata in altri luoghi. E’ un concetto aberrante, anche anticostituzionale. I diritti devono essere difesi a prescindere, e non in base al paragone con altre situazioni peggiori della nostra.
E’ il momento di lottare, speriamo che il sindacato lo capisca.