non ne possiamo più delle divise blu…
Il Governo continua la sua politica di attacchi alle libertà fondamentali, e questa volta la denuncia di questa vile strategia parte dalle strade della città universitaria. Il 18 marzo avrebbe dovuto rappresentare l’inizio della fase 2.0 dell’Onda, la nuova piattaforma di lancio di un progetto di opposizione sociale che fronteggiasse le nuove scadenze dei Palazzi dei Poteri: il 28 marzo (meeting romano del G14) e il G8 a presidenza italiana in programma per luglio. Oggi però non serve cimentarsi in discussioni – più o meno fruttuose – sulla proposta politica del movimento studentesco, per il semplice fatto che è stato impedito agli studenti stessi la possibilità di portare nelle strade una voce di dissenso. La città universitaria è stata blindata fin dalle prime ore del mattino, accerchiata da polizia, carabinieri e guardia di finanza in assetto antisommossa. La risposta delle guardie ai tentativi degli studenti di uscire da piazzale Aldo Moro, da via De Lollis e da via Regina Margherita è stata quella dei manganelli; una mattanza premeditata, che ha escluso dal principio qualunque possibilità di mediazione (che tra l’altro non sarebbe stata benvenuta, vista la semplice volontà di manifestare da parte degli studenti). Ciò detto, è opportuno fare alcune considerazioni. Partiamo dalle cariche agli studenti. La gestione della piazza è stata interamente diretta dai dirigenti che si trovavano dietro lo schieramento della celere, rendendo impossibile una agevole discussione tra studenti e personale delle forze dell’ordine. Segno, quindi, che l’intenzione della polizia di Governo fosse quella di reprimere qualunque forma di dissenso, evitando di considerare l’eventualità di non trovarsi davanti un gregge disposto ad accettare passivamente ogni sopruso. La strana disposizione dei dirigenti di piazza è tra l’altro ravvisabile nelle immagini del TG3 (edizione nazionale) delle ore 14, immagini che vengono girate dalle spalle dei cordoni di celere e che riprendono (tra l’altro) solo in modo parziale ed insufficiente le fasi degli scontri, omettendo di testimoniare la brutalità dei tafferugli in via De Lollis che hanno portato al ferimento di 5 studenti, alcuni dei quali in modo decisamente serio. Lo stesso servizio dello stesso telegiornale ha poi inquadrato la mobilitazione degli studenti come una mobilitazione che intendeva raggiungere il presidio della CGIL a Piazza Santi Apostoli; il che naturalmente è frutto di invenzioni giornalistiche, visto che tra le mete scelte dagli studenti le più quotate erano il Ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia. Ma forse – ci viene da pensare – faceva comodo così alla CGIL, far passare l’Onda come l’ennesimo addendo cui tendere la mano pur di essere qualificata dai media come artefice di una ricomposizione del conflitto sociale; creare, dunque, la messianica venuta di Epifani a capo delle lotte sociali. Ora, ci sono alcune cose che a nostro avviso non quadrano molto con quanto confabulano da Corso Italia. In seguito agli eventi di questa mattina, la Flc-CGIL ha emesso alcuni comunicati stampa di solidarietà agli studenti de La Sapienza (leggi qui); il che naturalmente è in linea con il gioco delle parti nell’universo della politica. Un po’ meno scontato è che la CGIL prenda le difese dell’Onda dopo essere stata cofirmataria con CISL e UIL del nuovo protocollo di regolamentazione del diritto a manifestare; un protocollo che limita in modo drastico il più elementare dei diritti, che ha fatto da apripista al vile attacco sulla disciplina del diritto di sciopero, un protocollo – insomma – che rientra nella nuova strategia di Governo che assesta colpi bassi alle parti sociali con misure a dir poco draconiane. Il 28 marzo sarà una giornata che unirà il senso comune di sdegno e rabbia per il nuovo disegno sociale che si profila nel Paese; sarà un momento d’incontro tra sindacati, studenti, lavoratori e realtà sociali che si schierano in aperta opposizione al clima di crisi che il Governo finge di contrastare quando si dimentica di oscurare. Il 28 marzo a Roma si parlerà di welfare e crisi economica, ma dovremmo arrivare a quella giornata tenendo bene in mente che l’opposizione sociale va costruita dal basso senza farsi abbindolare da chi ammicca stringendo patti vergognosi con un Governo sempre più fascista, nelle idee e nelle azioni.