A proposito di terrorismo in terra basca
Le taverne popolari in Euskal Herria rappresentano il cuore dell’attività politica basca. Punti di ritrovo, di discussione, centro pulsante della vita sociale basca, da Bilbo all’ultimo dei paesini affacciati sull’Atlantico. Ieri il Tribunale Supremo spagnolo le ha chiuse tutte, affermando che costituivano centri per il finanziamento dell’Eta. Questo il prezzo da pagare al disarmo unilaterale, alla resa militare che non ha portato a uno sviluppo politico quanto a un costante cedimento di posizioni. Lo Stato spagnolo si sta riprendendo con la forza tutto il contropotere esercitato dalla sinistra abertzale in quarant’anni di lotta politica. Chiarendo la volontà repressiva della politica spagnola, indistintamente di sinistra e di destra, dei socialisti quanto di Podemos. Per capire la portata dell’attacco, è come se in un solo giorno si fosse deciso giuridicamente di chiudere tutti i centri sociali a Roma affermando che sono “contingui al terrorismo”. Una decisione senza precedenti, che conferma alcune cose: non esiste alcun processo di pace o pacificazione, quanto un attacco unilaterale e indiscriminato dello Stato spagnolo al movimento per l’indipendenza basca; la situazione politica in Euskal Herria è maledettamente problematica, con un movimento che fatica a trovare quell’unità d’intenti capace di reggere la botta repressiva inaudita. Confidiamo nella capacità dei compagni baschi di saper fare fronte a questo ennesimo atto di terrorismo da parte della Spagna nazionalista. La lotta per l’indipendenza non finisce con un atto repressivo di un Tribunale qualsiasi. Gora Euskal Herria.