Assediandoli rideremo
Politicamente, la giornata di ieri rappresenta al tempo stesso una vittoria e una sconfitta. Una vittoria perché nonostante tutto, nonostante la convergenza implicita tra Pd, M5S e Casapound, il consiglio della vergogna xenofoba non si è tenuto. Non si è tenuto grazie unicamente alle forza degli abitanti del Tiburtino III e al resto delle organizzazioni sociali del IV Municipio che hanno impedito coi fatti, non con le chiacchiere social, lo svolgimento del gran consiglio (fascista). La sconfitta è al contrario della “democrazia”, se questo termine ha ancora un significato nel XXI secolo e in Italia. La sconfitta di un territorio, il più popolare della Capitale, dove un tempo, fino ai primi anni Duemila, la sinistra radicale raccoglieva percentuali a doppia cifra, dove la presenza militante delle organizzazioni comuniste era solida e radicata, governato oggi da quattro destre di varia natura: Pd, M5S, Fratelli d’Italia e Lista Marchini. La politica municipale, in perfetta assonanza con le direttive nazionali dei rispettivi partiti, ha soffiato sul fuoco della guerra tra poveri, dello scontro di quartiere declinato in chiave razzista, agitando una non questione – il presunto conflitto tra “italiani” e “migranti” – e su questa speculando politicamente per esclusivi fini elettorali. Il risultato è stato l’assalto degli abitanti e dei militanti della Tiburtina a un consiglio illegittimo. Hanno voluto la guerra, se la sono ritrovata in casa.
Dal punto di vista militante, invece, quella di ieri rappresenta la più grande figura di merda di Casapound e Forza Nuova da quando hanno inventato il neofascismo. Tralasciamo subito l’argomento Castellino&soci: dopo aver sbandierato ai quattro venti che sarebbero venuti a “difendere il quartiere a calci e pugni”, non si sono nemmeno presentati. Casapound invece merita un capitolo a parte. Dopo aver strombazzato la “conquista del consiglio” se lo sono trovato prima occupato dagli abitanti del Tiburtino III;
successivamente hanno provato comunque ad entrare scortati in fila indiana tra due ali di guardie a garantirne la sopravvivenza; una volta scoperto che il consiglio da loro tanto richiesto era stato annullato, sono stati malmenati da compagni e residenti che, nel frattempo, subivano pure la carica delle guardie.
[Prima]
[dopo]
Per più di un’ora abbiamo cercato in tutti i modi di venire a contatto con loro. Il terrore dei loro volti ci racconta non solo della determinazione dei compagni, ma anche del loro bluff militante. Per una volta che le guardie erano poche e disorientate, c’era l’occasione di regolare qualche conto aperto da anni. Le loro spalle ci hanno dato la risposta che sapevamo: facile fare i leoni su facebook.
[La triste (per loro) realtà riportata anche dai media]
Era ieri il giorno in cui tirare fuori l’onore. I compagni lo hanno dimostrato, i fascisti non pervenuti. Persino “l’eroe del Tiburtino III”, Yari Dall’Ara, l’ha dovuto riconoscere, nelle chiacchiere fatte tra noi e i residenti antifascisti al termine della giornata. Da ieri ripartiamo tutti più forti, consapevoli che la riconquista sociale della periferia è un cammino lungo e maledettamente faticoso, non adatto ai deboli e ai leoni da tastiera, tanto fascisti quanto sedicenti compagni. La periferia si riconquista a schiaffi, come quelli presi ieri da Casapound.