Aupa Mikel Labaka!

Aupa Mikel Labaka!

 

Riproponiamo un articolo preso dal portale contropiano.org cui aggiungiamo in calce un video che merita d’essere visto. Nella festa che la Real Sociedad, squadra della città basca di Donostia, fa nel suo stadio per la nuova promozione nella massima serie del campionato di calcio spagnolo, Mikel Labaka – protagonista del post che segue – prende parola e davanti uno stadio in tripudio per il successo dedica la vittoria “a tutti quelli che lottano” e manda “un ricordo e un bacio a tutti i tifosi che sono in carcere”. Nei giorni in cui le cronache dagli stadi sono invase dalle polemiche del razzismo del caso Boateng, questa pillola di Labaka ci fa solo del bene…che poi Labaka sia stato chiamato strumentalmente in causa dalla stampa fascista spagnola (alla vigilia del grande corteo per i prigionieri politici che sfilerà oggi, 12 gennaio, a Bilbao) è tutto un altro discorso…

EUSKAL PRESO ETA IHESLARIAK ETXERA!!!

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Un calciatore del Rayo Vallecano sostiene la manifestazione per il rimpatrio dei prigionieri baschi che sabato pomeriggio inonderà Bilbao. I media spagnoli lo linciano, i fascisti lo minacciano.

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Non tutto il calcio è uguale, e non tutti i calciatori lo sono. Mikel Labaka, giovane difensore del Rayo Vallecano, la terza squadra di Madrid, ha espresso nei giorni scorsi la sua solidarietà nei confronti dei prigionieri politici baschi. E il suo appoggio alla grande manifestazione che, come da tradizione, sfilerà nelle vie della principale città basca, Bilbao, nella giornata di domani. Una manifestazione che, come lo scorso anno – quando furono 110 mila le persone a marciare – chiede la fine della persecuzione di Francia e Spagna nei confronti dei circa 600 prigionieri politici baschi e dei loro familiari. Migliaia di partiti politici della sinistra indipendentista e della sinistra di classe, sindacati, associazioni, mezzi di informazioni, singoli cittadini e cittadine chiederanno per l’ennesima volta la fine della dispersione dei presos in carceri lontane migliaia di km, la liberazione dei prigionieri che patiscano infermità gravi e terminali e di quelli che abbiano compiuto i due terzi della loro condanna. Rivendicazioni che corrispondono a misure teoricamente previste dalla legislazione spagnola, ma che appaiono punti di rottura rispetto ad un governo e ad una classe politica spagnola che continuano ad utilizzare i prigionieri come merce di scambio, come ostaggi in una trattativa in realtà mai partita dopo la fine definitiva delle azioni armate dell’ETA. Dal 20 novembre del 2011 infatti – giorno del passo storico di quella che era la più longeva organizzazione armata del continente europeo – ne è passato di tempo, ma nessuna mossa, neanche simbolica, è stata adottata dall’esecutivo di Mariano Rajoy per dimostrare la sua volontà di mettere finalmente la parola fine ad uno scontro che il movimento di liberazione non vuole più portare avanti nelle dure forme adottate fino a qualche tempo fa.
E quindi la mobilitazione di domani assume un significato tutt’altro che simbolico. Il tema del rispetto dei prigionieri politici, e in prospettiva la rivendicazione della loro liberazione come avvenne in Irlanda del Nord a partire dal 1998, rappresenta negli ultimi anni uno dei fattori di maggiore mobilitazione nella società basca. Al di là delle frontiere ideologiche e partitiche, la battaglia per il rimpatrio dei presos e delle presas ha assunto un carattere trasversale e incredibilmente capillare, con il coinvolgimento attivo di decine di migliaia di persone non necessariamente appartenenti alla sinistra indipendentista basca.
Centinaia sono, anche quest’anno, i volti noti che si sono mobilitati per dare risalto e sostegno alla manifestazione di Bilbao del 12 gennaio, convocata sotto lo slogan “Diritti umani, soluzione, pace. I prigionieri baschi in Euskal Herria”. Tra questi, appunto, il calciatore Mikel Labaka.
Ma contro di lui si è scatenata immediatamente una canea mediatica che sta assumendo il carattere di un vero e proprio linciaggio. In prima fila, naturalmente, i quotidiani e i siti della destra e dell’estrema destra nazionalista spagnola: Abc, El mundo, La Razon, El confidencial, Libertad digital… Che hanno sparato sulle proprie pagine titoli come “Labaka appoggia i prigionieri dell’ETA”, definendo Labaka un ‘giocatore pro-ETA recidivo’, visto che anche lo scorso anno si era espresso a favore del rimpatrio dei prigionieri.

Sorvolando sui reali contenuti della manifestazione, oltre che sul fatto che dei 600 militanti baschi rinchiusi nelle carceri di Spagna, Francia e un’altra quindicina di paesi del mondo una piccola minoranza sono appartenenti all’organizzazione armata, mentre la stragrande maggioranza di loro sono attivisti dei partiti politici e delle organizzazioni giovanili messi fuorilegge negli ultimi anni, così come giornalisti, ecologisti, membri di gruppi culturali.
Ma Labaka ha potuto contare immediatamente su una campagna di solidarietà e simpatia che ha preso le mosse dai social network e che alla vigilia della manifestazione ha conquistato anche le pagine e i siti web di alcuni – pochi – giornali progressisti che al di là delle diverse opinioni sugli obiettivi della marcia di Madrid hanno fatto appello alla difesa della libertà di espressione.

Comunque stasera, alla vigilia della grande marcia di Bilbao, il Rayo Vallecano giocherà al San Mames di Bilbao con l’Athletic, e c’è da aspettarsi che il tempio del calcio basco saprà accogliere il giovane giocatore con il giusto e meritato calore.