Città e Rivoluzione, il sogno di Antonello Sotgia
Si è spento ieri Antonello Sotgia, già la notizia si è giustamente diffusa ovunque. Antonello rappresentava una delle ormai rare figure di intellettuale militante al servizio delle lotte di classe. Era un urbanista, nella città in cui questa professione è stata inevitabilmente legata alla trasformazione sociale, alla lotta politica, all’impegno militante. Il disastro urbanistico romano ha prodotto, come contrappasso, almeno due generazioni di intellettuali militanti, combattenti sul fronte della lotta alla distruzione del suo patrimonio metropolitano. Da Leonardo Benevolo a Paolo Berdini, passando ovviamente per Italo Insolera, Roma è stata il luogo dove si sono incontrate urbanistica e rivoluzione. Fra i tanti, Antonello è stato sicuramente il più coerente, il più impegnato, il più riottoso alla resa post-moderna, alle comodità professionali, al disimpegno. Antonello Sotgia è stato prima di tutto un comunista, e solo poi un architetto e urbanista convinto dell’inevitabile relazione tra la sostanza sociale della città e la forma urbana che questa rispecchiava. Fino all’ultimo, Antonello ha messo davanti a sé e alla sua professione questo presupposto, la necessità di inserire l’urbanistica dentro una visione dei rapporti sociali che costituiva l’essenza stessa di ogni governo del territorio. Per questo, probabilmente, ha avuto molti meno onori e riconoscimenti di quanti avrebbe potuto raggiungere, se solo si fosse adeguato al contesto, ai tempi che cambiavano, alle mode intellettuali. Non lo ha fatto, integrandosi come pochi altri in una comunità di militanti politici che si è servita spesso di lui, delle sue analisi, della sua professione, del suo linguaggio, arricchendoci tutti. Questa stessa comunità lo saluterà domenica alle 11, al Cinema Palazzo di San Lorenzo. Ciao Antonello.