Come volevasi dimostrare…
Proprio a conferma della validità dei vari dibattiti portati avanti sul nostro blog, giungono puntuali due notizie assolutamente correlate fra loro: in ordine di tempo, la prima è la contestazione alla FIOM e al suo segretario Gianni Rinaldini sabato a Torino, la seconda sono i risultati di un indagine dell’OCSE su salari italiani, ovviamente i più bassi d’Europa superati persino da Spagna e Grecia.
La situazione è drammatica. La crisi è solo la punta di un iceberg che parte da molto lontano, precisamente dal Luglio 1993. Con la abolizione della scala mobile, lentamente ma inesorabilmente i salari e gli stipendi dei lavoratori italiani sono cominciati a calare. La busta paga diventava man mano sempre più bassa. Senza ritornare ad analisi già fatte, le politiche della concertazione e la scomparsa dall’agenda politica della sinistra (tutta la sinistra) del lavoro, hanno portato i lavoratori dipendenti italiani ad un impoverimento senza precedenti. Tutto questo sta producendo e produrrà sempre più un impoverimento dei lavoratori, a cui però non segue un innalzamento del livello di lotta. Insomma, le condizioni peggiorano ma lo scontro sociale è sempre più basso. Anche in questo caso, ringraziamo di cuore chi quello scontro aveva il dovere politico e storico di portarlo avanti, di fomentarlo, di organizzarlo.Ce ne ricorderemo ogni qualvolta vi presenterete a chiedere il nostro voto.
La situazione sta precipitando, purtroppo però non politicamente. Anzi, il pd/pdl sembrano sempre più padroni della scena politica a fronte di una situazione sociale assolutamente critica. Ed è anche per questo che avvengono episodi come quello di sabato scorso a Torino. Episodi che riflettono una crisi profonda che non trova espressione politica.
Ora, non è nostra intenzione entrare nel merito di un duro scontro sindacale come quello avvenuto sabato. Le scelte dei vari sindacati operai che rappresentano i lavoratori le conoscono bene solamente i lavoratori stessi, che vivono sulla propria pelle il frutto dei vari accordi sindacali. Quello successo sabato e in ogni caso un monito. Un monito innanzitutto verso Marchionne e la sua politica di ristrutturazione aziendale, e quello che ne può comportare. E un monito anche verso la CGIL-FIOM, rispetto alla lotta e agli accordi che questa ristrutturazione può comportare.
Fa rabbrividire comunque la pochezza delle polemiche e del dibattito scatenato a seguito dello scontro. Nessuno degli appartenenti al ceto politico si è minimamente posto le ragioni di quello scontro, il malessere diffuso, la paura che può portare un eventuale chiusura di qualche stabilimento.Tutti pronti a condannare la violenza, ad invocare repressione e democrazia.
L’ulteriore conferma, purtroppo, della distanza abissale che ormai esiste fra ceto politico, fra la politica istituzionale, e il mondo del lavoro. Una distanza che continuerà a crescere finchè il mondo del lavoro non troverà nuove forme di organizzazione adatte a portare avanti la lotta. In attesa, ci accontentiamo del non voto operaio.