Con la Grecia che dice no, per una sovranità popolare liberata dalla tecnocrazia neoliberista di Ue, Bce e Fmi
Oggi sapremo che strada prenderanno le popolazioni subalterne d’Europa. Da oggi passa la definitiva pacificazione sociale del continente o, all’opposto, la crisi di un programma economico e politico, quello dell’egemonia neoliberista finanziaria sovranazionale europeista. Sarebbe stato meglio, forse, non giocare ad una roulette russa in cui noi rischiamo tantissimo, troppo, mettendo in gioco, forse definitivamente, la possibilità di incidere riguardo alle strategie politiche della Ue. Ma, come dicevano i latini, hic Rodus hic salta. Oggi questo è il terreno su cui giocare, questa la lotta da portare avanti. In ogni caso, il voto di oggi rappresenta uno spartiacque: anche la più ottimista delle sinistre riformiste oggi dovrà prendere atto dell’inconciliabile alterità d’interessi tra Unione europea e popolazioni subalterne. Non esiste possibile riforma di questa Unione. Un dato di fatto che, qualsiasi sia il risultato referendario, rimarrà sul terreno dei rapporti politici. Da oggi il campo della sinistra conosce una faglia chiarificatrice: la sinistra del si e quella del no. Quella del nai e quella del oxi. La sinistra di Junker e Draghi, e quella in lotta col popolo greco, espressione oggi di tutti i popoli d’Europa. Oggi c’è un’unica scelta possibile.