Consigli (o sconsigli) per gli acquisti
Lo scorso ottobre la casa editrice Nova Delphi ha lanciato sul mercato un altro testo che, a nostro giudizio, merita di essere segnalato e consigliato. “Red America. Lotta di classe negli Stati Uniti” (2012, euro 12) è un’antologia di testi del celebre cronista e compagno John Reed, raccolta e curata dall’americanista Mario Maffi. Diversi sono i motivi che ci spingono a parlare di questo libro. Prima di tutto crediamo che l’opera di Maffi rappresenti il giusto tributo alla figura di Reed, troppo spesso confinata nella fama riscossa con la superlativa descrizione dei giorni della Rivoluzione d’Ottobre de Dieci giorni che fecero tremare il mondo (1919). Nel testo appena edito, infatti, si sottolinea non solo l’acume di Reed nel sapere leggere la fase politica e sociale che lo ha portato spesso ad anticipare la storia delle lotte operaie americane degli anni ’20 (facendo in modo che potesse trovarsi nel posto giusto al momento giusto), ma anche la capacità di essere parte integrante e attiva di quelle stesse lotte che, fedelmente, riportava. L’antologia spazia infatti dalle narrazioni di scioperi, picchetti e occupazioni fino alla denuncia pura (come nel caso del massacro di Ludlow nel ’14), alle suggestioni offerte dal vivere a stretto contatto con Emiliano Zapata e Pancho Villa durante la Rivoluzione messicana, fino al racconto del quotidiano vissuto tra le privazioni e il mutuo soccorso degli scioperanti.
Nell’epoca dell’informazione globale, poi, il contributo riportato alla luce da Maffi è un paradigma differente attraverso cui analizzare il mestiere del giornalista. Reed, infatti, non fu solo militante socialista e giornalista d’assalto, ma diede vita ad un nuovo filone di inchiesta (il muckraking, dal sostantivo muck, “sudiciume”, e il verbo to rake, “frugare”) in cui aspetti di inchiesta politica e denuncia sociale venivano indagati e gridati alle orecchie ovattate del popolo americano, sempre pronto a far passare in cavalleria i soprusi dello Stato in nome di un’unità nazionale barattata con i diritti dei lavoratori. Un giornalismo sociale, dunque, capace di coniugare i racconti dei protagonisti con l’impegno politico di chi li narrava.
Oggi non abbiamo gli scioperi dell’IWW, tantomeno i massacri di Ludlow; non abbiamo Rivoluzioni da leggere e su cui fantasticare dalle colonne dei nostri quotidiani. Abbiamo però le lotte dei lavoratori, nell’Europa della crisi come nell’Italia del governo tecnico (tanto per stare sul pezzo, l’ILVA di Taranto), e i mille focolai che accendono quotidianamente le strade di mezzo mondo. Rileggere i testi di Reed aiuta ad immaginare quale informazione dovremmo essere in grado di assumere e metabolizzare ogni giorno, con la consapevolezza che questa da sola non fa di noi tutti dei militanti, ma anzi è il primo, grande stimolo a perfezionarci nelle lotte che quotidianamente vediamo sbattute in strada, sotto i nostri occhi.