Consigli (o sconsigli) per gli acquisti
L’ingegnere Bertolazzi viene assassinato nella casa di un apicoltore che si batte contro i guasti ecologici provocati dalla multinazionale agrofarmaceutica per cui l’uomo lavora. A scoprire il cadavere saranno il commissario Simona Tavianello, della Direzione Nazionale Antimafia, e il suo compagno Marco, un ex questore ormai in pensione. La cosa bizzarra è che i due non si trovavano in servizio, ma stavano andando a comprare del miele come ricordo della loro vacanza alpina. E ancora più bizzarro è il fatto che la pallottola che ha messo fine alla vita del dirigente della Sacropiano (Sacro-piano… Mon-santo… eh?) risulterà essere partita dalla pistola in dotazione al commissario Tavianello. Chi ha premuto il grilletto? C’è una minaccia ecoterrorista che incombe sulla tranquillità della valle? Ma soprattutto, ed è la domanda più importante che poi “ronza” per tutte le pagine del libro, chi fine hanno fatto le api? Perché spariscono? Dove vanno quando sciamano via? Ecco, potrebbe essere questo il plot narrativo dell’ultima fatica di Serge Quadruppani, “La rivoluzione delle api”, pubblicata dai tipi delle Edizioni Ambiente. Qualche giorno fa siamo stati alla presentazione del libro e dobbiamo dire che, nonostante l’autorevolezza del “correlatore”, Andrea Camilleri, secondo noi non è stato reso il sufficiente merito a questo bel libro che ha il pregio di coniugare forma e sostanza, cosa non molto comune di questi tempi. Quadruppani sa scrivere bene, coinvolge chi legge e lo tiene aggrappato alle pagine pigiando sapientemente sul pedale dell’acceleratore del ritmo quand’è il momento. Alcuni accorgimenti stilistici, a cui ogni tanto l’autore ricorre, contribuiscono e non poco a rendere particolarmente piacevole la lettura. Ad esempio quelli che molto impropriamente potremmo definire dei “miniflashback” che funzionano grosso modo così: la protagonista sta per compiere un’azione che avrà comunque una rilevanza sul proseguio della storia, ovviamente in chi legge sale l’aspettativa… ma poi la scena cambia repentinamente e l’autore la colloca impegnata a fare tutt’altro. Dopo di che chiarire cos’è successo in questo lasso di tempo spetterà ai ricordi a breve termine, con dei salti rapidi dal presente al passato prossimo ed uno svolgimento della trama non lineare e mai banale. Oppure come quando, con un improvviso e inaspettato cambio di registro, lo scrittore in un paio di occasioni si rivolge direttamente al lettore spiazzandolo. Ma come dicevamo, oltre alla forma c’è la sostanza. Quadruppani dimostra di conoscere molto bene alcune pieghe della società italiana, della sua cultura popolare dominante e delle tematiche che ne determinano il discorso pubblico. Questo, com’è sua consuetudine, lo porta a disseminare nel testo frammenti di ragionamenti che come uova feconde potranno poi schiudersi se troveranno nel lettore un luogo adatto. Si prenda ad esempio la discussione con la guardia forestale a pag. 67 sulla sicurezza e sui dispositivi di controllo sociale. Il libro, affrontando la questione dell’inquinamento e della trasformazione degli agroecosistemi imposti dall’agricoltura industriale, non può che essere anche intimamente “politico” e non potrebbe essere altrimenti. Sarebbe come concentrarsi sugli effetti senza interrogarsi sulle cause. Ovviamente tutto questo con la leggerezza che ci si attende da un romanzo e che rende la sua lettura molto più appetibile e digeribile di un tomo saggistico e delle volte, non sempre, anche più utile ed efficace. Organismi geneticamente modificati, brevettabilità del vivente, inquinamento genetico. Questioni di una tremenda attualità che incombono sul vivere collettivo e che l’autore rimette a tema ma che, per uno strano paradosso, sono invece scomparse dall’agenda di chi questo pianeta vorrebbe salvarlo (e cambiarlo). E così ci sorge il dubbio che quelle api con la loro scomparsa siano una nostra metafora. Anzi più che un dubbio è forse una certezza. Le api stavano morendo per aver cercato di adattarsi troppo bene all’evoluzione del mondo invece di resisterle. <Un po’ come la sinistra nel nostro Paese> concluse il professore. Un destino, però, tutt’altro che immutabile. Adesso tutta la sua faccia, il collo e le spalle brulicavano di api ronzanti. Le sue labbra, sulle quali si muovevano decine di zampe articolarono: <Siete milioni e ritornerete>.
Serge Quadruppani/La rivoluzione delle api/Edizioni Ambiente/15,00 euro