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Nicolas Eymerich, l’inquisitore generale d’Aragona, il persecutore impietoso dell’errore eretico, cane di Dio e braccio armato della Chiesa, ritorna dopo un’assenza durata tre anni. La notte del 30 settembre del 1371 a Barcellona, nel monastero di Nostra Signora di Monte Sion, dov’era detenuto prima di suicidarsi, il corpo dell’ebreo convertito Ramòn de Tàrrega, alchimista e negromante, scompare misteriosamente. Al suo posto rimangono solo i resti grotteschi di un uomo dalle fattezze porcine e un libro di magia, il Liber Aneguemis. L’inquisitore ne seguirà le tracce lungo le rotte del Mediterraneo che lo porteranno prima in Sardegna, poi in Sicilia e quindi a Napoli armato solo della sua logica e della sua fede incrollabile. Nel frattempo, subito dopo il capodanno dell’anno 3000, la navetta spaziale Kraeplin III proveniente da Paradice sta riportando sulla Luna l’infermira Lilith, pronta a fare strage dei membri della stazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Mentale. Inizia così il nuovo libro della saga di Eymerich. Con il suo nuovo lavoro Evangelisti da ancora una volta prova di quanto siano effimeri e facilmente violabili i confini di quella che viene definita spesso con malcelato disprezzo letteratura di genere, dimostrandone invece tutte le enormi potenzialità narrative. Rex Tremendae Maiestatis spazia dal romanzo storico a quello fantascientifico e fantasy, fino a farsi in alcuni passaggi saggio antropologico, politico o di storia delle religioni. La capacità dimostrata da Evangelisti di essere estremamente attuale e contemporaneo pur narrando vicende così lontane sia nel tempo che nello spazio ci era nota da tempo eppure ogni volta non riusciamo a non restarne sorpresi. Tanto per fare un esempio, alcune delle considerazioni sulle baronie che si spartivano la Sicilia nel medioevo potrebbero tranquillamente essere trasposte tal quali a qualche segreteria di partito. <Quanto sono potenti questi Lanza> chiese Eymerich. <Molto. Non vi saprei dire con precisione quanto. Hanno terre da qualche parte. Vaste estensioni> <Amici o nemici dei Chiaromonte? Catalani o Latini?> <Non lo so, e penso che non lo sappiano nemmeno loro. In quest’isola passare da un partito all’altro è un evento quotidiano>. E ancora L’allusione ai suoi ripetuti cambiamenti di partito non turbò Giovanni Chiaromonte. <Noi facciamo solo i nostri affari, e questo può comportare scelte a volte divergenti. Che scopo ha la politica se non il guadagno?. le libertà comunali che la plebe reclamava, dopo aver scacciato i francesi, ci avrebbero ridotti alla miseria. Ciò sarebbe stato di beneficio, a noi o al popolo che tuteliamo?> E stessa cosa vale per le riflessioni sui dispositivi di controllo sociale e di massa, sul ruolo dei miti e sulla loro manipolazione oppure su quale importanza assuma oggi la battaglia che si sta combattendo (ma sarebbe più coretto scrivere che ci stanno facendo) nel campo dell’immaginario collettivo. Non si trattava né di un paradiso né di un inferno. Eymerich coglieva immagini fugaci di conflitti ferini, di schiavismi ispirati a a regole astratte di convenienza, di aggressioni tribali. Non sapeva quale epoca stesse osservando: aveva l’impressione di abbracciarle tutte quante. Il mosaico che stava contemplando pareva avesse un unico movente: fare proprie ricchezze comuni e piegare chi ne era espropriato. Magari ucciderlo. Una legge che aveva dominato sulla terra prima ancora che l’uomo assumesse la forma attuale. Questo capitolo della saga ha però altre peculiarità legate forse al fatto che nell’intento dell’autore dovrebbe essere quello conclusivo. Evangelisti ci racconta dell’infanzia di Eymerich, ne tratteggia in maniera più nitida i risvolti psicologici che ne hanno forgiato il carattere e così facendo risponde a molti degli interrogativi che erano stati sollevati nei libri precedenti. L’inquisitore ha inoltre superato i 50 anni, un’età considerevole per l’epoca in cui vive, e inizia a dover fare i conti con la caducità del proprio corpo e con le debolezze, un tempo da lui aborrite, che in qualche modo ne derivano. Un ulteriore motivo d’interesse è dato poi dal ritorno della figura femminile che già era stata al centro de Il castello di Eymerich e che ne aveva scalfito la misoginia. Insomma, senza andare oltre con le anticipazioni secondo noi le ragioni per comprare e soprattutto leggersi questo libro ci sono tutte. Chiudiamo però con una chicca, a pagina 87 del libro Evangelisti fa dire a Eymerich: La Chiesa, epurandosi, si rafforza, attribuendo la citazione al vescovo Ippolito. Sinceramente ce la ricordavamo molto simile ma in bocca ad un altro personaggio; pelato, col pizzetto e sicuramente a noi molto più caro. A voi non ricorda proprio nessuno?
Rex tremendae maiestatis/Mondadori/18,50 euro