Cuba, l’ossessione di “Pigi” e il giornalismo (occidentale) di regime.
Pierluigi Battista, per gli amici “Pigi”, fa parte a pieno titolo di quella schiera di giornalisti ossessionati da Cuba. Come molti figli della borghesia nel ’68 pensò di far dispetto al padre attegiandosi a comunista e adesso, nonostante sia tornato ormai da anni fra le braccia della sua classe, continua evidentemente a sentire il bisogno di farsi perdonare quel peccato di gioventù. Qualche anno fa ha scritto un articolo al veleno contro Cuba, Fidel e la benevolenza di cui ancora godrebbe la revoluciòn presso la sinistra italiana. Dopo averlo pubblicato l’ha riposto nel cassetto della sua scrivania di mogano e da allora, periodicamente, ce lo ripropone tale e quale. Senza aggiornarlo, senza controllare le fonti, senza informarsi dei fatti. Stonato e gracchiante come un disco incantato. Del resto di mestiere fa il giornalista mainstream e il compito per cui viene profumatamente retribuito è quello di “costruire” opinioni, non certo quello di raccontare la realtà. Questa volta il pretesto per dar sfogo al suo livore anticomunista è stata la notizia della morte di un detenuto cubano deceduto, secondo i siti web degli esuli di stanza in Florida, per uno sciopero della fame intrapreso 50 giorni fa contro “il regime castrista”. Immaginiamo che quando ha appreso la notizia gli saranno brillati gli occhi. Così ha aperto soddisfatto il cassetto di cui sopra, ha spolverato il suddetto articolo e in men che non si dica Wilman Villar Mendoza, così si chiamava il detenuto, è diventato il suo nuovo eroe civile. Peccato però che, contrariamente a quanto scrive oggi Pigi a pagina 19 del Corriere, Villar Mendoza non è morto in cella per uno sciopero della fame ma si è spento nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Clinico Chirurgico “Doctor Juan Bruno Zayas” in seguito ad una polmonite per cui era stato ricoverato, proveniente dal carcere di “Aguadores”, il 13 gennaio. Peccato anche che Villar Mendoza non sia stato affatto arrestato a La Habana durante una manifestazione di protesta, come scrive sempre Pigi, ma a più di 800 chilometri di distanza, nel municipio di “Contramaestre”, in provincia di Santiago de Cuba. E non certo per motivi politici ma per aver picchiato e ferito la moglie e gli agenti della PNR intervenuti in suo soccorso su richiesta della suocera. Per queste ragioni era stato processato, a piede libero, e condannato il 25 novembre scorso. Non si è trattato dunque della protesta autolesionista di un “dissidente” ma della morte, comunque tragica, di un detenuto comune che gli anticastristi adesso stanno cercando di strumentalizzare infastiditi dalla prossima visita di Benedetto XVI sull’isola. Certo è, caro Pigi e cari giornalisti tutti, che ognuno assomiglia un po’ agli “eroi” che si sceglie. E voi ve li scegliete sempre uno peggio dell’altro. Resta la soddisfazione che per quanta bile possiate vomitare Cuba sia ancora li, esempio di dignità e indipendenza per l’intero continente. Del resto come scriveva il sommo poeta: non ti curar di loro ma guarda e passa…