Dal “mai più” alla collaborazione, nel giro di tre giorni
[Nella foto, la carica congiunta di guardie e fascisti contro i compagni. Per chiarire chi sta con chi]
Proviamo a sostituire la parola islamico a quella neofascista. La manifestazione in solidarietà delle vittime dell’attentato islamico dello scorso sabato, che ha sconvolto la cittadina di Macerata, è stata vietata dal Partito democratico, dalla Prefettura di Macerata e dal Ministero dell’Interno, perché suscettibile di rovinare la serenità della comunità maceratese. A corredo del clima di ritrovata concordia con i terroristi islamici, la Cgil – principale sindacato del paese – l’Anpi e Libera dichiaravano sollevati di annullare la manifestazione a cui loro avrebbero però solo partecipato, visto che il lancio e l’organizzazione appartiene ad altri. Nelle stesse ore, a Pavia, dei manifestanti tentavano di impedire un sit in islamico in solidarietà con gli attentatori e di odio verso le vittime della tentata strage. Le forze dell’ordine, invece di sciogliere la manifestazione filo-terrorista, caricavano i cittadini in difesa delle vittime maceratesi. Possibile? Ovviamente neanche nella più distopica delle realtà.
[L’incredibile comunicato della Prefettura di Macerata: vittime e stragisti, nessuna differenza]
Ma se il terrorismo è di matrice neofascista, il ribaltamento dei ruoli, delle responsabilità, il volto delle vittime, l’intera narrazione entro cui inserire protagonisti, complici e perseguitati si ribalta: sono le vittime a doversi difendere, mentre ai terroristi viene concessa la ribalta politico-mediatica, rafforzandone non solo il senso di impunità, ma soprattutto il senso di legittimità dell’azione svolta. Neanche tre giorni, e il triste copione si è ribaltato. E così si tenta l’incredibile divieto di sfilare sabato a Macerata in solidarietà con i colpiti, migranti senza volto e senza nome, immediatamente disumanizzati in questi giorni, mentre al contrario tutto sappiamo del neofascista leghista di Tolentino, a cui ovviamente la tentata strage non ha bloccato il processo di umanizzazione (era grasso, veniva preso in giro, non era capace di intendere e di volere, voleva vendicare Pamela, eccetera). Luca Traini, oggetto di striscioni e cori, difese politiche e giudiziarie, ribalte mediatiche e culturali, ha sparato a negro uno, negro due e negro tre, e così via fino a negro sei. Poveretti, ma se la sono cercata. E per evitare inopportune strumentalizzazioni, vittime e carnefici vengono poste sullo stesso piano: “non potete manifestare” dicono Questura, Prefettura e Pd, con l’assist di Cgil e Anpi. Nel frattempo, l’indagato per l’omicidio di Pamela Mastropietro, Innocent Oseghale, è stato scagionato dall’accusa di omicidio. Poco importa. E’ soltanto un negro in più o, per meglio dire, in meno. Un walking dead. Non avrà ucciso, ma rimane pur sempre un negro.