dopo il freddo degli anni di piombo
Molto spesso, più delle analisi sociologiche e delle interpretazioni politiche, sono i comportamenti istintivi e di massa a spiegare meglio di tante parole quale sia l’impatto di alcune “riforme” sociali sulla vita di tutti i giorni di milioni di proletari. Un po’ come quando ci raccontano che il mito del posto fisso è roba preistorica e poi, quando esce un concorso per postini in Trentino, tutti a far finta di rimanere stupiti perchè arrivano migliaia di domande da tutta Italia. Ieri l’INPS ha comunicato i dati sulle richieste di pensionamento e ancora una volta i notisti economici e politici si sono mostrati quantomeno sorpresi dal boom di domande registrato quest’anno (il 54% in più rispetto alle 100mila del 2009), facendo finta di ignorare quello che i lavoratori hanno invece capito bene e da tempo. Ovvero ch,e visto che da gennaio saranno necessari 61 anni d’eta e 35 anni di contributi per andare in pensione, è molto meglio scappare prima. Almeno per chi può. Anche perchè qui non ci si può fidare proprio di nessuno, nè del centrodestra nè del centrosinitra. Da decenni, puntualmente, ogni manovra di risanamento del debito pubblico è stata immancabilmente scaricata sulle spalle di chi già, col proprio sudore, mantiene la baracca Italia. Ed uno dei “correttivi” adottati è stato sempre quello di spostare un po’ più in la l’asticella dell’età pensionabile. tanto che gli frega, mica sono loro che si devono alzare ogni mattina per andare a lavorare…