…è una carogna di sicuro
Il ministro Brunetta, supportato dalla presidente di Confindustria, ha lanciato ieri una nuova campagna per l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne a 65 anni. Neanche il tempo di dirlo che subito è partito il coro bipartisan di quanti e quante non vedono l’ora di porre fine a questa “discriminazione”. E vai con la Bonino, la Lanzillotta, la Pollastrini e compagnia cantante. Badate bene tutte persone che di mestiere fanno le politiche, mica le operaie o le telefoniste in qualche call center. Sul Corsera di oggi c’è addirittura un’intervista a tale Elsa Fornero, “esperta di previdenza”, che si dice convinta del fatto che sia giunta finalmente l’ora di porre fine a questi “privilegi che discriminano”. Ora delle due l’una, o ci sono o ci fanno (e in entrambe i casi, so’ stronzi). Come si fa a definire privilegio il sacrosanto diritto delle donne nel vedersi riconosciuto il doppio lavoro che debbono sostenere: quello fuori casa e quello, di cura della propria famiglia, in casa. E poi, come si fa a proporre di aumentare l’età pensionabile mentre le aziende licenziano o mettono in cassa integrazione i lavoratori. Lo abbiamo già scritto e non ci stancheremo di ripeterlo. Quella che abbiamo di fronte è una crisi da sovrapproduzione, ovvero si producono più merci di quante il mercato riesca ad assorbirne, ovvero si lavora troppo e dunque la strada da imboccare è esattamente quella opposta da quella indicata dal miniministro: lavorare meno per lavorare tutti.