Elezioni 2013: i fascisti…
Prima del 25 febbraio avevamo scritto che uno dei motivi di interesse di questa tornata elettorale, anche per degli osservatori non votanti come noi, era quello di comprendere se nel nostro Paese esistesse o meno uno spazio politico per un partito reazionario di massa; sulla scorta, tanto per intenderci, di ciò che rappresenta oggi Alba Dorata in Grecia. E soprattutto ci domandavamo se qualcuno sarebbe stato in grado di occupare questo spazio. Potenzialmente gli ingredienti c’erano (e ci sono) tutti: una crisi economica e politica che non smette di approfondirsi, la sinistra di classe ridotta ai minimi termini, quella radical-istituzionale praticamente estinta e il malcontento popolare che invece di produrre lotte si trasforma in rancore “antipolitico”. Scrivevamo anche, però, che la nostra sensazione era quella che per tutta una serie di ragioni questa transustazione non avrebbe avuto luogo prevedendo che le diverse anime del neofascismo sarebbero state ancorate ancora una volta a percentuali omeopatiche. I dati diffusi in queste ore sembrerebbero confermare queste “sensazioni” dal momento che complessivamente il neofascismo elettorale (La Destra + Casapound + Forza Nuova + Fiamma) raccoglie complessivamente 402680 voti. Una cifra che di primo acchitto potrebbe anche apparire ragguardevole ma che rapportata gli oltre 47 milioni di aventi diritto al voto equivale ad un misero 0,85%. La fotografia diviene ancora più impietosa, poi, se si fa il confronto con le politiche del 2008. Cinque anni fa la Destra e Fiamma Tricolore si presentarono sotto un unico simbolo e contando pure la lista di Forza Nuova raccolsero oltre 994000 consensi. In questi anni a ben vedere, dunque, l’area della destra radicale si è più che dimezzata e questo nonostante l’implosione dell’area di AN e gli scandali che hanno squassato il centrodestra mettendo in libertà milioni di voti. Un vero e proprio fallimento che fa da contrappunto al disastro elettorale dell’altra “estrema”, ossia Rivoluzione Civile. Nel Lazio, dove Casapound aveva investito decine di migliaia di euro per una campagna elettorale particolarmente aggressiva, la lista di Di Stefano (tale padre tale figlio) e so(r)ci ha raccolto la miseria di 26 mila voti sottraendoli però alle altre organizzazioni neofasciste tant’è che anche qui il dato complessivo (98295) è ben al disotto di quello che venne registrato nel 2008 (138955). L’altro aspetto interessante, sempre riferendoci a tartarughine e blocchinari, è la sostanziale omogenià (leggi) tra i quartieri di Roma in cui vantano una presenza e quelli in cui sono totalmente assenti. A significare che al di la del loro “fascismo mediatico” nella capitale c’è uno zoccolo residuale di elettorato che vota a l’estrema destra, che l’ha sempre votata e che continuerà a farlo indipendentemente dal resto. Oltre questo, però, proprio non vanno. Insomma come commenterebbe il Funari di Guzzanti, i fascisti… nun ‘gna fanno.